Indagine Doxa: la reputazione “sbagliata” del gioco pubblico

“Nonostante il settore del gioco abbia diverse componenti positive, queste non riescono a correggere l’attuale visione che spesso permea l’opinione pubblica e che incide notevolmente nell’assegnare al gioco lecito quelle componenti negative che spesso lo sovrappongono a termini quali ludopatia e gioco d’azzardo patologico”. E quanto riporta l’indagine Doxa presentata oggi.

“Spesso  non si conosce infatti la genesi del gioco legale, non arrivato da una situazione di vuoto  e assenza di gioco, ma al contrario arrivato per regolamentare quei segmenti spesso già esistenti ma esclusivamente in un ambito sommerso e non legale.

Fino alla regolamentazione partita nel 2004, i giochi erano in parte nella mani dell’illegalità. Successivamente vennero finalmente normati e regolamentati, con molteplici benefici di ordine economico e per il giocatore stesso.

Ma per l’opinione pubblica rimane la percezione, errata, di un proliferare di giochi che prima non c’erano. Nel sentiment comune il gioco era relegato ai quattro casinò presenti sul territorio, al gioco della schedina e del Lotto.

Tutto il resto, ossia la fitta rete illegale di bische clandestine e scommesse illegali, era invisibile, relegato all’immagine giocatore perso e vizioso, dunque psicologicamente lontano e quasi inesistente. In termini di contrasto al gioco illegale, invece, si sarebbe dovuta valorizzare con maggiore energia l’importanza di avere finalmente a disposizione una ricca piattaforma di giochi strettamente normati e sotto il controllo delle istituzioni e degli organi di sicurezza.

E anche in termini reputazionali dei soggetti coinvolti nel comparto – riporta  l’indagine della Doxa – gli operatori stessi e tutti gli occupati del mondo del gioco, visti come figure rapaci e interessate a danneggiare i giocatori, dovrebbe essere ben evidenziato che si tratta di persone investite del loro ruolo dal sistema concessorio, dunque dallo Stato, dotate di elevata professionalità e di tutti i requisiti di affidabilità richiesti”. sb/AGIMEG