Inchiesta Repubblica, “Noi orfani della ripartenza”. Cassiere sala Bingo Torino: “Se non ci avesse aiutato l’azienda non so come sarebbe finita”

Per un’Italia che riparte, sono ancora molti i lavoratori fermi al palo. Sono gli ‘orfani’ della ripartenza, lavoratori di settori dimenticati dalla politica dopo la fine del periodo del lockdown. “Da questa situazione ho imparato che ci sono lavoratori di Serie A e di Serie B, e noi evidentemente siamo di questa seconda specie”, lamenta un istruttore di fitness, come si legge in un’inchiesta di Repubblica-Torino. “Lo sport è sempre l’ultima ruota del carro”. Ancora in attesa delle ripartenza anche i tecnici del suono, professione legata a concerti e grandi eventi, al momento vietati per il rischio di assembramento e contagio. “Non solo sono fermi concerti ed altre manifestazioni, ma in questo periodo sono bloccati anche i congressi e le fiere che per molti di noi erano fonte di reddito”, afferma un fonico. Anche i centri per l’infanzia sono stati dimenticati in questa fase. “Sono preoccupata per il mio futuro – racconta una coordinatrice pedagogica – il nostro settore è completamente fermo. Ma dietro ci sono famiglie come la mia che adesso rischiano di perdere tutto”. Anche il settore del gioco è fermo, come testimoniato da un cassiere di una sala bingo di Rivoli, in provincia di Torino: “Se l’azienda non ci avesse aiutato anticipando lo stipendio non avremmo ancora visto un euro di Cassa Integrazione. E’ stato un gesto importante che ci ha permesso di andare avanti altrimenti non so come sarebbe finita. Adesso guardiamo con timore al futuro perché un conto è uno stop di un paio di mesi, un altro è non sapere se e quando riapriremo. Si parla del 14 giugno, ma molto dipenderà dall’andamento della Fase 2. Già prima del lockdown avevamo preso misure per garantire la sicurezza delle persone: oltre al Bingo sono infatti presenti anche le slot e avevamo provveduto ad alternarle, una accesa e una spenta. Quando si riprenderà, le misure saranno molto più rigide ma l’importante è ripartire. Diversamente il settore andrà ancora più in crisi, rischiando di trascinare con sé tutti i lavoratori ad esso collegati. Speriamo solo di avere risposte certe in tempi brevi e che nessuno venga lasciato a casa”. cr/AGIMEG