Il Decreto Dignità attende la sua ufficializzazione tout court dalla Gazzetta Ufficiale

Il Decreto Dignità, voluto fortemente dal Ministro Luigi Di Maio, attende la sua ufficializzazione tout court dalla Gazzetta Ufficiale.

Il decreto, che contiene il blocco sulle pubblicità dei giochi, non ha fatto altro, finora, che sollevare un enorme polverone: si sono amplificate e moltiplicate le perplessità e le critiche al provvedimento. A scatenare il dibattito è soprattutto la forma della norma (testo integrale Decreto Dignità). Per il Ministro Di Maio vietare la pubblicità sul gioco d’azzardo è un passo storico e dal grande valore culturale. Chiaramente la norma è stata avallata ed accolta a furor di popolo da quanti, associazioni, gruppi e attivisti che si battono contro la diffusione endemica del gioco d’azzardo. 

C’è però una larga parte del mondo dello sport e delle scommesse che si è espressa ampiamente contro il Decreto, come riassunto dagli esperti del blog Slot Palace. L’accusa principalmente mossa riguarda la tangibile efficacia del provvedimento, che prevede misure non proprio idonee, sostiene la critica, per depennare la dipendenza dai giochi d’azzardo. La preoccupazione, insomma, è estrema ma soprattutto a livello economico: con il decreto si rischia di perdere sponsor, il che vuol dire automaticamente cadere in un irrimediabile danno economico. Il più grande paradosso, poi, è il favoreggiamento del gioco d’azzardo clandestino, e quindi illegale: la conseguenza assurda, ma inevitabile, a cui conduce l’approvazione del decreto. La classica situazione, tutta italiana, dei due piedi in una scarpa: si aggiusta, o si tenta di farlo, una cosa, si rischia, seriamente, di rovinarne un’altra e raddoppiare quindi i danni, al posto di ridurli. Il decreto a breve dovrebbe entrare in vigore, ma i dubbi sulla effettiva urgenza di un tale provvedimento non mancano. Come è chiaro, ciò che più spaventa è l’attuazione, difficile, dei propositi che il decreto contiene. Si tratta, va ricordato, di un decreto totale che vieta qualsiasi forma di pubblicità, e quindi anche una pubblicità indiretta, relativa a giochi che comprendono vincite in denaro, effettuata su qualunque mezzo: dalle manifestazioni sportive a quelle culturali a quelle artistiche, fino alle trasmissioni televisive e radiofoniche, sulla stampa e per concludere ad internet.

Dal 1 gennaio del prossimo anno il divieto verrà anche applicato alle sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni e prodotti, insomma investirà una larga parte dei contenuti che siamo quotidianamente abituati a vedere. Anche i contenuti promozionali, a partire dalla sovrimpressione di nome, marchi, simboli, attività, prodotti di pubblicità, verranno vietati. Come per i prodotti da tabacco, nessun marchio di gioco potrà più comparire.

I primi dubbi riguardano proprio la circolazione delle pubblicità: come si controlla internet? Le difficoltà nel limitare e normalizzare le comunicazioni via web sono ormai acclarate e gli operati di gioco lo sanno più che bene. Bloccare la rete è impresa ardua, in Italia. Nemmeno bloccare ed oscurare i siti ritenuti non “ufficiali” è una strada facilmente percorribile dato che spuntano di continuo pagine e pagine che sfuggono anche facilmente al controllo capillare. Chi vuole continuare a giocare, insomma, continua a giocare e trova il modo di farlo attraverso ogni mezzo. Risalire poi agli autori di offerte e pubblicità è ancora più difficile. Bloccare la pubblicità poi vorrebbe dire anche andare a combattere lo streaming illegale che proprio vive e poggia le sue forti basi sui siti che da anni e costantemente propongono manifestazioni sportive e non solo. Già qui si incorre nella violazione dei diritti televisivi ma il fenomeno non trova argine. Udienze, sequestri, chiusure, cambi di server e domini: nulla riesce a fermare il proliferare dell’illegalità. Le minacce e le ingenti sanzioni non bastano e non servono praticamente a nulla. Spostando il piano dal web alla tv, il risultato non cambia: il decreto investe solo l’Italia, ed in particolare le manifestazioni sportive: cosa succederà dunque quando le tv cambieranno canale e collegamento portando immagini dai campi pieni zeppi di cartelloni pubblicitari? Le pubblicità italiane, chiaramente, non potranno acquistare spazi pubblicitari per quel dato evento ma nulla dovrebbe vietare ad un investitore estero di poter spendere una somma di danaro per acquistare il pacchetto pubblicitario. Il paradosso, però, è il seguente: se un evento viene trasmesso in mondovisione, come può essere un Juventus-Inter, l’investitore straniero vedrà le sue pubblicità, regolarmente acquistate, trasmesse anche in Italia e dunque i suoi guadagni proverranno anche da spettatori italiani. Un’altra soluzione invece vedrebbe investitori italiani andare incontro a sanzioni ma guadagnando tramite l’aumento del costo pubblicitario per compensare le perdite causate dalla legge italiana. Insomma, si rischia di entrare in un loop dannoso, inutile e soprattutto ingannevole: è lo stesso Decreto che offre la possibilità di raggirare la legge, e dunque di aumentare l’illegalità.

Dal decreto sono escluse le lotterie nazionali a estrazione differita e i loghi sul gioco sicuro e responsabile dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli ma potrebbero in futuro essere incluse anche le promozioni in generale che invitino gli utenti a giocare in maniera responsabile, cosa per ora esclusa dal decreto. Il provvedimento è stato approvato circa dieci giorni fa, ora sta al Parlamento ratificare la norma entro i prossimi sessanta giorni e dovrebbe venir pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24 luglio, e non oltre, dato che la Camera analizzerà a breve giro il testo di legge che manca ancora dei dettagli tecnici. Di Maio continua ad escludere modifiche o riscritture al testo di legge ma in questo lasso di tempo sono state aggiunte nuove sponsorizzazioni, nuovi contratti siglati, un bel grattacapo da risolvere in tempi brevi. Con la speranza che ci sia, finalmente, un apertura al confronto su un tema capillare per l’industria, o una parte di essa, italiana.