“Non firmerò mai per il blocco dei campionati, perché sarebbe la morte del calcio italiano. Con la chiusura totale il sistema perderebbe 700-800 milioni di euro”. E’ quanto ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina intervenendo a un meeting online organizzato dall’Ascoli Calcio. “Mi auguro che il mondo del calcio, che ha un impatto altamente sociale nel nostro Paese, possa ripartire con minori individualismi. Il piano B in caso di stop definitivo del calcio? Il mio senso di responsabilità mi porta ad avere un piano B, C, D. Ma se esso deve far rima con ‘è finita’ dico che, finché sarò presidente della FIGC, non firmerò mai per il blocco dei campionati. Io sto tutelando gli interessi di tutti”, ha aggiunto. “Ripeto, mi rifiuto di mettere la firma ad un blocco totale, salvo condizioni oggettive, relative alla salute dei tesserati, allenatori, staff tecnici e addetti ai lavori, ma qualcuno me lo deve dire in modo chiaro e mi deve impedire di andare avanti. Il tempo lavora a nostro favore, il danno economico è diviso per categorie: con la chiusura totale il sistema perderebbe 700-800 milioni di euro, se si dovesse giocare a porte chiuse la perdita sarebbe di 300 milioni, se si ripartisse a porte aperte la perdita ammonterebbe a 100-150 milioni, anche se quest’ultima ipotesi non è percorribile”, ha detto. “Vi immaginate quanti contenziosi dovremmo affrontare in caso di stop? Chi viene promosso? Chi retrocede? Quali diritti andremo a calpestare? Tutti invocano il blocco, lo faccia il Governo, ce lo imponga, io rispetterò sempre le regole. Sento dire che dobbiamo aspettare il contagio 0 e il vaccino. In questo modo in pratica ci stanno dicendo che non potremo disputare neanche il campionato 2020/2021”, ha continuato. “Non è il caso di fare una riforma, intesa come modalità di sviluppo sostenibile e non solo per quanto riguarda il format playoff/playout? E’ questo il tema su cui dobbiamo concentrarci: siamo gli unici in Europa ad avere cento squadre professionistiche e non si possono più sostenere. Questa è la mia progettualità e lo dico da imprenditore, non da politico; sono portato a fare i calcoli ed a capire le criticità delle Leghe. Il vero imprenditore deve alzare l’asticella della qualità”, ha concluso.
“Ci preoccupa il fatto che non è ancora stato validato il protocollo per gli allenamenti del calcio, che dovrebbero ripartire il 18 maggio, ma bisogna studiarne subito un altro per consentire gli allenamenti individuali nei centri sportivi della società. Anche se al momento non sembrano possibili, con questo strumento si potrebbe cambiare anche la regola che li permette solo per gli sport individuali”, ha dichiarato il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori (Aic), Damiano Tommasi, intervenuto a “Tutti convocati” su Radio 24. “Altra questione, da affrontare, è quella della situazione delle varie società. Alcune non hanno strutture che possano soddisfare tutti i requisiti per una ripartenza in piena sicurezza. Ed è proprio quello della sicurezza il punto focale di tutto, i calciatori sono disponibili a ripartire ma sempre con il via libera della comunità scientifica. I tempo per riprendere la stagione si fanno sempre più ristretti e anche se si cerca di rincorrere questo traguardo sembra che l’elastico delle speranze invece di allungarsi si accorcia sempre di più”, ha aggiunto.
Mentre, il ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora, in un’intervista a Mi Manda Raitre ha dichiarato che il Governo è pronto ad ordinare la sospensione definitiva del campionato di Serie A se non si troverà un accordo sul protocollo di sicurezza. “Se il protocollo troverà una sintesi bene, viceversa sarà il Governo a decretare la chiusura del campionato, cercando di far pagare meno danni possibili al calcio. Ci assumeremo le responsabilità. L’attività sportiva sarà possibile con le solite distanze di sicurezza”, ha sottolineato. cdn/AGIMEG