Legge Delega: i punti principali della riforma del gioco pubblico. Slot, scommesse, sale vlt, bar con apparecchi, bingo, leggi comunali e regionali: ecco cosa può cambiare

C’è molta attesa per la Legge Delega con la quale, secondo quanto dichiarato dal sottosegretario all’Economia con delega ai giochi Federico Freni, si dovrebbe arrivare ad un riordino del gioco pubblico. Un intervento auspicato da molte parti, perché permetterebbe di arrivare ad un quadro normativo stabile ma soprattutto uguale per tutte le regioni italiane.

Oggi infatti provvedimenti comunali e regionali creano delle pesanti disuguaglianze tra attività delle stesso tipo. Ad esempio una sala scommesse dell’Emilia Romagna, regione dove è previsto un distanziometro “pesante” per questo tipo di attività, è molto penalizzata rispetto ad un sala scommesse del Veneto.

Una riforma complessiva in materia di gioco pubblico potrebbe partire, secondo alcune indiscrezioni istituzionali raccolte da Agimeg, da alcuni punti ben definiti che potrebbero essere la base per la Legge Delega. Ovviamente, come avviene spesso nel mondo politico, sono sempre possibili cambiamenti di rotta anche dell’ultimo minuto. Nuove modalità sull’esercizio delle attività potrebbero quindi essere inserite nella riforma. Ma la base sulla quale si è iniziato a lavorare per arrivare ad un riordino nazionale del settore del gioco pubblico, fa riferimento ai punti che seguono.

Riduzione graduale dell’offerta

Il riordino dovrebbe contenere norme che contemplino la prosecuzione del processo di riduzione dell’offerta complessiva, che ha avuto inizio con la diminuzione del numero degli apparecchi da intrattenimento. La riduzione dovrebbe avere ad oggetto l’attuale numero dei punti vendita (Sale scommesse, Corner, sale bingo, sale VLT, ricevitorie del Lotto, ricevitorie dei giochi numerici, bar e tabacchi in cui sono collocate le AWP e che vendono Gratta&Vinci), nonché, ove ritenuto ancora necessario, quello degli apparecchi.

Nuovo modello distributivo dei giochi

La riforma potrebbe rivedere radicalmente il modello distributivo dei giochi, soprattutto con riferimento a quelli ritenuti maggiormente a rischio per la salute (Scommesse e Apparecchi), secondo i seguenti criteri:

fissare un numero di punti vendita inferiore rispetto all’attuale, non superabile per l’intera durata della concessione (nove anni, non rinnovabile), eventualmente distribuibile per Regione, in base alla popolazione residente (al riguardo, occorrerebbe precisare se il numero dei punti vendita debba essere pari o inferiore a quello definito in sede di Conferenza unificata). Oggi il numero dei punti vendita in cui si offre gioco mediante apparecchi non è prefissato né a livello nazionale né a livello regionale e dipende dalle scelte degli operatori, circostanza che ha contribuito alla diffusione dell’offerta di gioco in misura, talvolta, incontrollata.

Al fine di garantire una equilibrata distribuzione nel territorio nazionale, i numeri massimi dei punti di gioco specialistici e di quelli che offrono scommesse e il numero massimo degli apparecchi da intrattenimento potrebbero essere distribuiti per ciascuna Regione, in base alla popolazione residente, tenendo anche conto dei relativi indicatori economici. In relazione a tale previsione, costituisce un nodo politico la decisione circa la conferma o meno della presenza degli apparecchi da intrattenimento nei Bar.

In ogni caso, si dovrebbero rivedere i limiti massimi degli apparecchi da gioco presenti in ogni esercizio, in relazione ad una superficie minima per gli esercizi che li ospitano e alla eventuale separazione, da attuarsi in modo graduale, degli spazi nei quali vengono installati gli apparecchi medesimi. Sarebbe, inoltre, auspicabile fissare norme comuni sulle distanze e sugli orari.

contingentare il numero dei punti vendita ove installare gli apparecchi (Bar, Tabacchi e sale VLT, oltre a sale Scommesse e Bingo), mediante il rilascio oneroso delle concessioni. Rispetto ad oggi, in cui il numero dei punti vendita non è contingentato (eccetto che per le sale Scommesse e le sale Bingo), si avrebbe un limite massimo (non derogabile) complessivo sia a livello nazionale sia a livello regionale.

I vantaggi sarebbero molti, in quanto, trattandosi di un numero chiuso, il relativo valore, presumibilmente, aumenterebbe (con beneficio per l’Erario), i controlli potrebbero essere programmati con maggior efficacia, gli investitori avrebbero la possibilità di pianificare con maggior certezza i propri investimenti.

Misure tecniche per prevenire i disturbi da gioco d’azzardo (DGA)

Sulla scia di quanto previsto da alcune norme di recente introduzione, dovrebbero essere previsti specifiche norme e/o accorgimenti tecnici finalizzati alla tutela dei soggetti maggiormente vulnerabili, quali, ad esempio:

– la diminuzione dei limiti di giocata e di vincita;

l’obbligo della formazione continua dei gestori e degli esercenti;

– il rafforzamento dei meccanismi di autoesclusione dal gioco, anche sulla base di un registro nazionale al quale possono iscriversi i soggetti che chiedono di essere esclusi dalla partecipazione in qualsiasi forma ai giochi con vincita in denaro;

– la previsione di caratteristiche minime che devono possedere le sale e gli altri luoghi in cui si offre gioco;

– la “certificazione” di ogni singolo apparecchio, con passaggio graduale, tenendo conto del periodo di ammortamento degli investimenti effettuati, ad apparecchi che consentono il gioco solo da ambiente remoto, facenti parte di sistemi di gioco non alterabili;

– il divieto di raccogliere gioco su competizioni sportive dilettantistiche riservate esclusivamente a minori di anni 18.

Promozione di forme di gioco a basso rischio sociale

Con la proposta di legge delega si prevede l’incentivazione di forme di gioco che non comportano rischi connessi al disturbo da gioco d’azzardo, quali:

– il Totocalcio,

– le lotterie differite,

– il gioco del Lotto con modalità tradizionali,

– il SuperEnalotto.

Inoltre, sono previste specifiche ipotesi di esonero dal divieto di pubblicità, ad esempio per quanto riguarda la stampa specializzata, diretta ai soli operatori del settore (come avviene, ad esempio, per la pubblicità del tabacco) o quantomeno ammettere forme di informazione necessarie a garantire il rilancio dei giochi, ad esempio il Totocalcio.

Rapporti con le autonomie territoriali

Quasi tutte regioni italiane, al fine di tutelare determinate categorie di persone (giovani o soggetti in particolari condizioni sociali e psichiche) e di prevenire il gioco d’azzardo patologico, hanno emanato norme sulla dislocazione territoriale dei punti vendita in cui si esercita il gioco pubblico, prevedendo il divieto della loro collocazione se posti entro una determinata distanza (300 o 500 metri) da alcuni luoghi definiti “sensibili” (scuole, luoghi di culto, centri di aggregazione giovanile, centri anziani ma anche palestre, “compro oro”, bancomat, cimiteri).

L’intesa Governo-Enti locali del 7 settembre 2017 sul gioco pubblico recante, tra l’altro, l’indicazione di riduzione dell’offerta di gioco, sia attraverso la riduzione degli apparecchi AWP attivi (poi attuata) sia mediante il dimezzamento dei punti di vendita, ha rinviato alle leggi regionali e ai regolamenti comunali la definizione di un sistema di regole relative alla distribuzione territoriale e temporale dei punti gioco, che dovrebbe comunque salvaguardare gli investimenti in essere.

L’art. 1, comma 1048 (modificato dall’art. 1, comma 1097, della legge 30 dicembre 2018, n. 145) e comma 1049, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, parlando di “corretto assetto distributivo (…) anche a seguito dell’intesa sancita in sede di Conferenza unificata”, ha stabilito che “le regioni adeguano le proprie leggi in materia di dislocazione dei punti vendita del gioco pubblico all’intesa sancita in sede di Conferenza unificata in data 7 settembre 2017”, e ciò “al fine di consentire l’espletamento delle procedure di selezione di cui ai commi 1047 e 1048”.

Non risulta che le Regioni interessate abbiano adeguato le proprie leggi alla citata Intesa mentre la piena attuazione delle leggi medesime potrebbe avere, in alcuni casi, effetti espulsivi del gioco pubblico, con la conseguente perdita di cospicue entrate erariali e la possibilità del riespandersi del gioco illegale.

In relazione a tale aspetto, la proposta di legge delega dovrebbe fissare regole comuni a livello nazionale, in modo tale da garantire, comunque, la presenza di punti gioco secondo una distribuzione omogenea sul territorio comunale, evitando la nascita di “zone rosse” e/o l’espulsione dei punti di gioco da intere aree metropolitane, ferma restando la possibilità di fissare una distanza minima da determinati luoghi sensibili che dovranno essere puntualmente indicati, caratterizzati dalla frequenza da parte di soggetti “vulnerabili” (per esempio, scuole, centri pubblici per la cura delle dipendenze, ecc.).

Inasprimento delle sanzioni, amministrative o penali e nuovi poteri di controllo contro il gioco illecito

La riforma dei giochi, nella proposta di legge delega dovrebbe essere l’occasione per una rivisitazione complessiva dell’apparato sanzionatorio, amministrativo e penale, per inasprire la misura delle sanzioni e prevedendo maggiori poteri di indagine e controllo per l’Agenzia delle dogane e dei monopoli (che, con la riorganizzazione della propria struttura ha sensibilmente rafforzato l’apparato investigativo, concentrando tutte le competenze in materia nella Direzione centrale antifrode) e per le Forze di Polizia. A titolo esemplificativo, si potrebbe:

– riformulare il comparto sanzionatorio in materia di uso illecito di apparecchi legali e di uso di apparecchi illegali;

– introdurre il reato di evasione di imposte da giochi;

– prevedere una responsabilità “allargata” ai soci per le società di capitali di minori dimensioni (Srl);

Compartecipazione al gettito da parte degli enti territoriali

Con la proposta di legge delega si potrebbe dare mandato di estendere, anche alle Regioni a statuto ordinario nonché agli enti locali, la compartecipazione al gettito derivante dai giochi, oggi prevista per le sole Regioni a statuto speciale, omogenizzando le disposizioni e stabilendo, quindi, norme uguali per tutti. sb/AGIMEG