Grassi (Dir. Ricerca SWG): “C’è difficoltà a cogliere le dimensioni reali del fenomeno del gioco, si segue più l’emotività che le evidenze scientifiche”

“Sappiamo che quello del gioco è un tema complesso, che richiede cautele e grande rispetto per gli attori in gioco. Quando chiediamo alle persone cosa vuol dire per loro giocare, sono tutte opinioni positive. Quando associamo al concetto di gioco la parola adulto, le cose cambiamo: i giochi diventano più strutturati, entra in gioco il tema del denaro, il giocare per raggiungere qualcos’altro. Quindi il giocatore viene visto come una persona che spreca denaro, che si illude di poter vincere. Nella narrazione che viene fatta del gioco con vincita in denaro, l’accento viene posto sul tema del gioco e si perde la visione del giocatore, che gioca in forme sane e totalmente controllate”. E’ quanto ha detto Riccardo Grassi, Direttore di Ricerca SWG, nel corso della tavola rotonda “Il gioco buono: un alleato contro l’illegalità”.
“Il gioco compulsivo e la ludopatia è un tema chiarissimo per i giocatori. Abbiamo intervistato moltissimi giocatori e li abbiamo divisi in due categorie: chi sa bene che la ludopatia è una dipendenza, sono i giocatori controllati, e quelli che definiamo giocatori ‘in tensione’, per i quali la compulsività riguarda tutti i giocatori. Un dato che colpisce è che spesso il gioco è sovrapposto come pericolosità all’alcool, nonostante l’impatto sia ben diverso. Allo stesso modo si crede che il gioco sia più pericoloso del fumo, una percezione chiaramente lontana dall’evidenza della realtà. Le stime ci dicono che il gioco illegale vale circa 20 miliardi di euro in Italia, mentre il 37% degli intervistati pensa che valga più di 25 miliardi e il 15% addirittura che l’illegale valga oltre 100 miliardi, tanto quanto la raccolta del circuito legale. C’è difficoltà a cogliere le dimensioni reali del fenomeno. Il ruolo dello Stato – ha detto Grassi – in questo scenario è visto in modo ambivalente: ha il monopolio dei giochi, ma allo stesso tempo è beneficiario e regolatore. Quali le vie possibili per intervenire? Per i nostri intervistati vietare in assoluto il gioco potrebbe servire a tutelare i più deboli, ma così facendo si favorirebbe il gioco illegale, oltre a produrre un grave danno per lo Stato. L’ideale per gli intervistati sarebbe curare chi ha bisogno. Il 75% del campione ritiene che piuttosto che vietare il gioco, si debba controllarlo meglio. La percezione è che il fenomeno sia in crescita, che si spenderà di più nel gioco e ci si muoverà sempre più sull’online. Secondo noi emerge con grande chiarezza che questo tema è molto sentito, ma sul quale si fa molta fatica ad avere dati reali ed opinioni fondate sui fatti. Continua ad essere un tema molto emotivo, i giocatori vogliono essere tutelati con controlli e attraverso la repressione dell’illegalità, rimettendo allo stesso tempo al centro il giocatore con le sue caratteristiche positive e non negative”, ha concluso. cr/AGIMEG