La lotta al gioco e lo stop alla pubblicità inserito nel Decreto Dignità approvato dal Consiglio dei Ministri puntano a salvare, come ha detto il Vice Premier Luigi Di Maio, “un milione di famiglie in cui la serenità e la tranquillità economica non esistono più” a causa della dipendenza dal gioco. Ma è veramente così? Ad oggi infatti non esistono numeri ufficiali concordi sulle dimensioni del fenomeno, anzi il settore vive di cifre spesso contrastanti tra loro. Secondo l’ultimo rapporto del Cnr infatti, nel 2017 i giocatori problematici sono circa 400mila, vale a dire l’1% della popolazione adulta italiana. Più ampio invece il dato su quanti siano i giocatori nel nostro Paese: nei rapporti Espad e Ispad del Cnr, il 43% della popolazione ha giocato almeno una volta nel corso dell’anno .
Altre ricerche parlano di cifre diverse: le persone che presentano forme di ludopatia in Italia, secondo un’indagine dell’Espresso, sono circa 790.000. A rischio patologia sono invece 1.750.000 italiani.
Diverse anche le interrogazioni presentate negli anni nelle aule di Montecitorio, dove si afferma che i giocatori problematici variano dall’1,3 al 3,8 per cento della popolazione. In termini assoluti si tratta di una forbice che va dai 750mila ai 2.300.000 italiani adulti. Sono considerati così coloro che scommettono frequentemente «investendo anche discrete somme di denaro, ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza». Diverso il discorso per i giocatori “patologici”, che non sono in grado di controllare la necessità di scommettere, che sono compresi fra 300mila e 1,3 milioni di italiani.
Secondo il ministero della Salute, in Italia la percentuale di giocatori d’azzardo problematici è compresa tra l’1,5% e il 3,8% della popolazione, cui si aggiunge un altro 2,2 per cento di giocatori d’azzardo patologici. Almeno 900 mila persone, dunque, affette da una patologia.
Tutta questa mole di numeri e cifre sull’entità di problemi legati al gioco si sgonfia però quando si vanno a leggere i numeri ufficiali delle persone effettivamente in cura presso le Asl: attualmente non sono milioni o centinaio di migliaia le persone in cura, ma appena 7mila. In attesa di conoscere i numeri esatti del fenomeno ludopatia, basterebbe leggere questo dato per riportare nella sua dimensione ‘fisiologica’ il fenomeno del gioco compulsivo. E rendersi conto che forse l’allarme sociale lanciato per contrastare il gioco, basata su cifre gonfiate o quantomeno inesatte, rischia di essere solamente la classica tempesta nel bicchiere. lp/AGIMEG