Giovanni Risso: ecco il discorso integrale a Bruxelles

 

Di seguito è riportato il discorso integrale di Giovanni Risso durante la manifestazione che questa mattina si è tenuta nella città di Bruxelles:

Voglio ringraziare tutti Voi per essere venuti qui sfidando il Generale Inverno, ma la posta in palio è alta ed è arrivato il momento di far sentire la nostra voce anche qui, dove si sta decidendo il nostro futuro. È il futuro di decine di migliaia di aziende familiari e di centinaia di migliaia di cittadini europei che con il loro lavoro contribuiscono al benessere economico del Continente e ne garantiscono gli interessi erariali. Oggi è una giornata storica per la nostra categoria! A mia memoria, dopo tanti anni di militanza sindacale in Italia ed in Europa non ricordo di aver mai visto i tabaccai europei scendere in piazza uniti in un grande sforzo comune per rivendicare il loro diritto ad esistere! Vedo bandiere italiane e francesi, spagnole e belghe. Ma sono con noi anche gli amici austriaci e tedeschi. A dimostrazione che l’Europa unisce di più quando distrugge che quando costruisce! Distrugge, sì! Distrugge le nostre attività, distrugge una filiera che dà lavoro a milioni di europei in nome di un dichiarato obiettivo di salute pubblica che tutti sappiamo non essere raggiungibile per questa via. Una via lastricata di divieti, di demagogia, di ipocrisia e di  misure che difficilmente porteranno agli obiettivi dichiarati. Non vi è traccia in tutta la proposta di revisione della direttiva di misure tese ad assicurare maggiore informazione e consapevolezza. Non si investe in salute pubblica, si disinvestono solo le nostre attività! Abbiamo proposto, inascoltati, il dialogo. Siamo stati irreprensibili nonostante gli ignobili attacchi di chi vive di sovvenzioni e che sulla chiusura delle nostre aziende, sulla nostra pelle, pensa di costruire il proprio futuro. Abbiamo risposto agli annunci mediatici con ragionate proposte perché convinti che il nostro lavoro quotidiano, il nostro alzare la serranda all’alba per abbassarla ben dopo il tramonto, possa essere la migliore garanzia ed il miglior strumento di prevenzione a disposizione di quelle Istituzioni che credono negli obiettivi più che nei proclami! Ora basta! Il tempo della pazienza è finito! Di cosa ci accusano? La nostra unica colpa è quella di vendere un prodotto legale destinato ad un consumatore adulto e consapevole. Non vi è democrazia in un’Europa che vuole ricambiare il nostro onesto lavoro riducendo sul lastrico intere famiglie di piccoli imprenditori quali noi siamo. Che fine hanno fatto i progetti della Commissione per il sostegno delle piccole medie imprese, tessuto economico di questa Europa alla deriva? Proclami anche questi? Di proclami in Europa si può morire! Diciamo ancora una volta no, urliamo di nuovo il nostro no a inutili misure demagogiche e prive di evidenze scientifiche che affosseranno il mercato legale, il nostro mercato, rilanciando quello criminale del contrabbando e della contraffazione. Diciamolo qui, urliamolo forte nel cuore dell’Europa politica, perché è compito della politica bilanciare gli interessi in gioco e superare la sordità burocratica che ha caratterizzato fino ad oggi i lavori di revisione. La Commissione infatti dopo l’affaire Dalli ha avuto fretta di chiudere un lavoro che necessitava di altri approfondimenti perché quando è in gioco la sopravvivenza di un settore e delle famiglie che ci lavorano, l’opinione pubblica può e deve attendere. La fretta è cattiva consigliera. Ed infatti, hanno sì tirato fuori una proposta in tempi brevi, ma il risultato è un pasticcio di misure di grande impatto mediatico ma di scarsa efficacia. In quale momento della storia dell’Umanità il proibizionismo, oggi brandito come una clava da Bruxelles, ha prodotto più risultati dell’educazione e della formazione? Come si può parlare di corretti stili di vita e poi mancare una simile occasione per promuoverli? Credono davvero i nostri euroburocrati che un’immagine shock sia uno strumento di informazione? A nostro avviso è semplicemente una scorciatoia che pacifica gli animi dei benpensanti che sperano di guadagnarsi il paradiso additandoci come il male assoluto. Credono davvero i nostri euroburocrati che nascondere i pacchetti dietro armadi chiusi o che renderli di fatto omogenei dissuada i giovani dall’iniziare a fumare? Così non è! E ben lo sa chiunque abbia iniziato a fumare o abbia a che fare con giovani. I minori, come ha evidenziato anche Eurobarometro, si avvicinano al fumo non perché attratti da pacchetti con colori sgargianti, ma perché vogliono sentirsi adulti prima del tempo imitando amici e familiari. Se ce lo avessero chiesto, avremmo potuto dirglielo pure noi a quegli euroburocrati che, chiusi nelle proprie stanze e nelle proprie convinzioni, si sono arrogati il diritto di decidere il nostro destino. Ma se non vogliono sentire la nostra campana, almeno ascoltino gli eminenti psicologi e sociologi che di mestiere se ne occupano. Credono davvero i nostri euroburocrati che utilizzare immagini ed esempi che nei Paesi occidentali non trovano riscontro sia efficace e non invece mistificazione della realtà al limite del ridicolo! Credono davvero i nostri euroburocrati che sia un caso isolato quanto avvenuto in Irlanda dove dal 2009, da quando vigono alcune di queste misure, il contrabbando è aumentato in modo esponenziale divenendo il più alto in Europa? Credono davvero che spostare i consumi dal mercato legale a quello parallelo sia prevenire il tabagismo? Da quando la politica dello struzzo coincide con la politica dell’Unione? Nascondere la testa nella sabbia non cambia la realtà: in Irlanda c’è ancora una percentuale di tabagisti fra le più alte d’Europa, ben sopra la media europea e ben sopra i tassi di tabagismo di Paesi con una regolamentazione sul tabacco meno restrittiva. Credono davvero i nostri euroburocrati che le esangui casse erariali dei Paesi Europei possono fare a meno del gettito da tabacchi che si trasformerà in entrate per la criminalità organizzata? Leggano e rileggano i rapporti delle Dogane nazionali, di Europol e di Olaf e vediamo se se la sentano ancora di ignorare dati reali in nome di idealistici propositi. Credono davvero i nostri euroburocrati che l’Unione si possa oggi permettere l’annientamento di  una filiera che garantisce occupazione ad oltre un milione e mezzo di cittadini, nonostante intelligenti campagne di prevenzione abbiano in molti Paesi ridotto i consumi? Qualcuno si è posto il problema dell’impatto sociale di tali misure? Temiamo noi che a tutte queste domande gli euroburocrati abbiano, purtroppo, risposto: si. Chiediamo quindi al Parlamento Europeo ciò che non è riuscito alla Commissione: aprirsi al dialogo per individuare misure che consentano il raggiungimento di obiettivi di salute pubblica che non si risolvano nel mero annientamento della nostra rete di vendita. Crediamo che la miopia dei funzionari debba essere controbilanciata da una visone realistica dei nostri europarlamentari chiamati ad affrontare il problema del tabagismo senza preconcetti e con la consapevolezza che non si tratta di caccia alle streghe. Ai nostri rappresentanti politici chiediamo equilibrio ed equità, senza i quali non c’è efficacia. Noi, che siamo dettaglianti dei prodotti da fumo ma anche genitori, siamo i primi a volere una regolamentazione che tuteli i minori. Crediamo nella libertà di fumare da parte di un pubblico adulto e consapevole. E non vi è consapevolezza senza una corretta e puntuale informazione, senza una prevenzione efficace in famiglia e a scuola, prima di tutto. A meno di non voler considerare il ricorso a immagini irrealistiche informazione per cittadini analfabeti. A questo proposito il non avere previsto che l’età minima per poter fumare è fissata nella maggiore età, è forse una svista? Ed è una dimenticanza anche non prestare la dovuta attenzione alle vendite di tabacchi su internet, magari vietandole? Ci sfugge come si possa pensare di controllare tutto il traffico di prodotti del tabacco venduti sul web e l’età dei soggetti ai quali tali prodotti sono destinati. Ci sfugge chi possa garantire che tutti i prodotti da fumo venduti on line siano di prove
nienza lecita e di qualità controllata. E quindi colleghi, è il caso di ricordare ai nostri rappresentanti che la rete fisica di vendita dei prodotti del tabacco è la migliore garanzia per il rispetto delle regole e solo dandole fiducia si potranno ottenere risultati veramente positivi. E allora, amiche e amici, lasciatemi dire che quella che stiamo conducendo non è solo una battaglia per difendere le nostre aziende, ma è anche una battaglia culturale, per opporci ad una visione proibizionista dell’azione politica dei nostri legislatori che non lascia spazio al dialogo e ritiene che il cittadino sia un essere incapace di intendere e di volere e, di conseguenza, debba essere guidato anche nelle sue scelte più intime, che riguardano la sfera strettamente privata. Chiediamo quindi al Parlamento ed al Consiglio di riflettere, di ascoltare, di non lasciare che la demagogia prevalga sul buon senso e sull’equilibrio, gettando sul lastrico centinaia di migliaia di cittadini di un’Europa che non può ignorare la nostra esistenza. Chiediamo al Parlamento di riprendersi in toto il suo ruolo eliminando dalla proposta ogni riferimento alle deleghe legislative che la Commissione si è riservata per poter modificare, in qualunque momento ed in peggio, le già drastiche misure ipotizzate. Chiediamo al Parlamento di non farsi privare della sua potestà legislativa e di assicurare così al settore quella certezza del diritto che dovrebbe essere propria di un sistema democratico e vicino ai cittadini. E a tal proposito chiediamo che laddove la Commissione ci ha volutamente ignorati, non ci ignori il Parlamento. In 80.000 abbiamo risposto ad una consultazione pubblica con un sistema semplificato ma trasparente che la Commissione ha volutamente non considerato, valutando in mala fede le posizioni espresse da migliaia e migliaia di tabaccai come semplici duplicati. Non siamo e non vogliamo essere considerati duplicazioni. Troviamo assurdo, di una gravità inaudita e senza precedenti, che l’esito della consultazione pubblica anziché essere considerato sintomo di partecipazione democratica sia stato citato negativamente nel preambolo della proposta di revisione. Sì, avete capito bene. Nel testo della proposta di direttiva! Essere coerenti e uniti deve essere considerata una colpa? Nessuno pretende che il diritto alla libertà d’impresa ed al lavoro prevalga su quello alla salute, perché è questo il gioco di coloro i quali si sono scagliati contro la nostra categoria: far credere che noi siamo quelli che difendono interessi economici di parte a scapito degli interessi collettivi. Non vi è coerenza però tra le istituzioni europee. Perché il prezzo minimo da molti Paesi, adottato per limitare l’accesso al fumo dei giovani e quindi la tutela della loro salute, ha dovuto soccombere davanti alle regole della concorrenza e del mercato e oggi queste stesse regole sono volutamente ignorate in nome della stessa salute pubblica?Al nostro Parlamento Europeo chiediamo quindi un’azione coerente che consenta di assicurare gli obiettivi di tutela della salute pubblica senza che solo la nostra categoria sia chiamata a pagarne il conto. Dai nostri parlamentari europei ci aspettiamo semmai che i tabaccai e i dettaglianti d’Europa siano considerati non nemici da combattere ma utile risorsa da sfruttare per l’attuazione di politiche salutiste basate sulla responsabilità, sulla formazione e sull’informazione. Non ci accontentiamo più di frasi di circostanza; pretendiamo fatti concreti e rispetto per il nostro lavoro, chiudiamo le porte al contrabbando ed alla contraffazione! Chiediamo solo il giusto, non una virgola di più! E per far sì che non si spenga l’eco delle nostre rivendicazioni, con i colleghi della CEDT abbiamo deciso rilanciare ogni mese una giornata di protesta, da oggi fino a quando sarà necessario. Vi esorto quindi, cari colleghi, a non abbassare mai la guardia e a sostenere le iniziative che i vostri presidenti Vi proporranno per uno stato di agitazione continuativo! Grazie a tutti per essere stati qui a difendere il futuro dei tabaccai europei. lp/AGIMEG