La difesa della propria rete, gli interventi dei tribunali, il pagamento delle tasse, il rapporto con ADM e la prossima gara per le scommesse sportive: sono questi alcuni degli importanti temi trattati nell’esclusiva intervista rilasciata al direttore di Agimeg Fabio Felici, da Giovanni Garrisi, ceo di Stanleybet.
– E’ di ieri la notizia di una ulteriore vittoria da parte di Stanleybet in merito ad alcuni provvedimenti presi dai tribunali regionali. In questo caso a Rovigo, dove la Corte di Giustizia Tributaria ha integralmente annullato l’avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un CTD Stanleybet confermando l’illegittima interpretazione della normativa vigente da parte dell’Ufficio.
“Noi ci difendiamo di fronte alle ingiustizie che subiamo. Quando i funzionari commettono errori così gravi verso uno dei nostri affiliati, noi non possiamo che agire nelle sedi competenti.
Il problema è che non c’è in Italia la cultura che il funzionario che ha sbagliato non risarcisce il danno che ha creato. Se l’Agenzia delle Entrate sbaglia è un problema di incompetenza che genera gravi danni sia finanziari che psicologici alle persone. Siamo una grande nazione, abbiamo fatto nei secoli da battistrada della cultura e della scienza.
Questo modus operandi che mortifica i cittadini non è accettabile. Non chiediamo una punizione, ma più rispetto, equita’ e una maggiore cultura. La pubblica amministrazione si deve rendere conto che i cittadini meritano e hanno il diritto di essere rispettati. Speriamo di non dover iniziare presto una battaglia di civiltà che non ha nulla a che vedere con le scommesse”.
“Chiunque lavora in Italia deve pagare le tasse. Quindi anche noi. E’ dal giugno 2016, conclusione del sistema concessorio, che abbiamo chiesto ad ADM di poter pagare le imposte come qualsiasi altro operatore lecito. Ma ADM ce le chiede con caratteristiche tipiche degli operatori illeciti. Noi non possiamo, ovviamente accettare questa impostazione.
Ma sono ottimista: con ADM riusciremo a trovare la quadra per risolvere onorabilmente il passato. Il problema è che ADM da un lato ci chiede il pagamento delle tasse come se fossimo un operatore illecito, e dall’altro noi abbiamo il diritto di non autoincriminarci in un contesto in cui la massima autorità di gustizia penale ci considera operatori leciti.
Al momento è come se parlassimo con ADM una lingua ed ADM ci rispondesse in un’altra lingua. Il danno erariale è cospicuo. Noi abbiamo sempre chiesto di poter pagare le tasse come operatori leciti. Perchè ADM non accetta le sentenze della suprema Corte di Cassazione o del Consiglio di Stato? Forse perché è stata lei stessa il braccio operativo delle discriminazioni e delle ingiustizie subite dalla Stanley.
Il Ministero dell’Economia, che nella corrispondenza intercorsa ci ha sempre trattato con rispetto, dovrebbe intervenire. Non è interesse di nessuno che questa situazione continui. Lo Stato vuole che Stanley paghi le tasse, la Stanley vuole pagare le tasse. La Stanley ha già iniziato a pagare le tasse.
“Parteciperemo se il riordino sarà rispettoso del diritto dell’Unione e rispettoso dei diritti e del passato della Stanley. Quando c’è stata l’ultima gara una clausola impediva a un grande gruppo di partecipare. Se devo partecipare ad una gara secondo la quale per tre anni devo fare grandi investimenti per infrastrutture e tecnologie e poi però devo riconsegnare gratuitamente tutto allo Stato allo scadere della Concessione, allora non va bene.
Non c’e’ neanche il tempo per ammortizzare gli investimenti. Questa regola del mantenimento della rete nelle mani dello Stato è corretta se applicata al Superenalotto, ma è inutile e anzi dannosa nel caso delle scommesse sportive. Non è forse questa l’impronta digitale di un problema connesso a ‘mancanza di cultura’? Lo vede, direttore, ritorniamo sempre lì?”.
ff/AGIMEG