E’ una lettura nuova, attenta, dettagliata con i numeri quella che Giovanni Carboni, Managing Partners di Carboni&Partners – EGLA, da al settore dell’on line. “ Nei miei commenti ho sempre messo in guardia da analisi superficiali dei trend del gioco, che non tengono conto dell’introduzione di nuovi giochi, dei cambiamenti di mix e del trasferimento di volumi di gioco dal settore illegale, e di altre più sottili dinamiche. Nel mio post del 3 febbraio del 2014 evidenziavo che la crescita del gioco online nel triennio 2011-2013 era spiegata dall’introduzione dei nuovi giochi e dai flussi dal settore dotcom e che la contrazione del 3,9% della spesa del gioco online legale nel 2013 nascondeva un calo a due digit del gioco online totale – spiga Carboni ad Agimeg – Analogamente, nel 2014 la modesta crescita del 1,3% nascondeva un calo considerevole della propensione al gioco, tenuto conto dei flussi dal dotcom al dotit, conseguenti alla decisione dei provider di cessare la fornitura dei giochi di casinò agli operatori dotcom e all’ingresso di bet365 nel mercato legale italiano. Il mercato del gioco online nel 2014 era più piccolo rispetto a quello del 2011, almeno di un quinto, e molto più legale. Nel corso del 2015 si è assistito a una ripresa del mercato ma la lettura del trend è ancora più complessa. La tabella mostra i dati annuali e quelli del 2015 sono riportati anche per semestre perché, è solo nell’accelerazione registrata nel secondo semestre, confermata dai primi dati del 2016, che si riconosce un’autentica ripresa della propensione al gioco online, dal 2011.
Anche nel 2015 i risultati sono sostenuti innanzitutto dai due determinanti che hanno avuto un ruolo chiave nel 2014: il trasferimento al dotit della customer base di bet365 e la messa al bando degli operatori dotcom da parte dei principali provider di giochi casinò. Ma altri fattori concorrono a determinare l’incremento del 13% rispetto all’anno precedente. Per le scommesse sportive è in atto una crescita della competitività dell’offerta legale online dovuta all’innovazione del prodotto, in particolare con lo sviluppo dell’in-play, e alla performance raggiunta dal canale mobile al quale si deve il 30% del GGR delle scommesse nel 2015. Si registra un trasferimento di flussi sia dal settore illegale, alimentato anche dalle “regolarizzazioni” introdotte dalle leggi di Stabilità, sia dal canale fisico, per la prima volta in modo piuttosto evidente. È però dubbio che sia in atto un incremento della propensione al gioco delle scommesse, perché tale gioco è in calo sul canale fisico. La spesa totale delle scommese legali, online più offline, si riduce del 3% (al netto dei dati dei tre operatori “regolarizzati”). Riguardo ai casino games si manifesta una crescita anche al netto del recupero di volumi dal settore dotcom, che si riconosce bene nell’inversione del trend dei giochi da tavolo. “Atterra” sul canale mobile gran parte della crescita del GGR dei giochi di casinò del 2015. Il mobile assume un ruolo chiave, grazie alle prestazioni dei device, alla disponibilità di applicazioni e alla capacità dell’utenza. Sembra proseguire inesorabile, invece, la contrazione della spesa del poker che nella modalità torneo è stata solo temporaneamente interrotta dall’introduzione della formula spin&go. Riguardo agli economics del poker non è stato mai evidenziato che il dato della spesa è in realtà la risultante algebrica di due componenti di segno opposto: (i) la spesa della maggioranza dei giocatori, occasionali o non, che giocano essenzialmente con la motivazione dell’intrattenimento, (ii) il profitto della minoranza costituita dai giocatori professionisti che giocano per produrre reddito. I giocatori professionisti sono clienti particolari e dovrebbero essere piuttosto considerati una categoria “business”. Hanno forse contribuito all’inizio all’appeal e alla promozione del prodotto, ma poi la presenza proporzionalmente eccessiva ha prodotto una patologia dell’”ecosistema”, determinando la fuga dei clienti amatoriali e il collasso del mercato. Gli operatori, in particolare PokerStars, sta introducendo misure correttive. Se l’ecosistema sarà riportato in equilibrio il poker sarà anche in futuro un prodotto fondamentale dell’offerta del gioco online. Non è questa la sede per un’analisi quantitativa della spesa dei clienti veri assorbita dai giocatori professionisti, ma è invece pertinente l’analisi qualitativa conseguente a questo ribaltamento di collocazione del giocatore professionista, dal lato della domanda a quello dell’offerta. Assumiamo a scopo meramente esemplificativo che la spesa assorbita da questo partner atipico sia pari al margine lordo, cioè circa 150 mln di euro nel 2015. Ne consegue che la domanda avrebbe speso nel gioco del poker circa 300 mln di euro che, presumibilmente, tornerebbero a essere di più se l’ecosistema divenisse in futuro più sostenibile. Ne consegue anche che dovremmo contabilizzare sul capitolo del poker tra il 2011 e il 2015 una riduzione della spesa dei giocatori per intrattenimento non di 225 milioni di euro ma del doppio. Può sembrare paradossale, ma è proprio così. Se torniamo con la memoria agli anni immediatamente successivi al lancio del gioco del poker, all’enorme successo che aveva riscosso e al ruolo che aveva assunto non solo nel mercato del gioco online ma più ampiamente nell’intrattenimento e addirittura nel costume, è credibile che la spesa per il gioco online sia oggi molto minore rispetto ad allora. Si badi bene – conclude Carboni – che stiamo comunque parlando di ammontari di spesa che restano minuscoli rispetto a quelli del gioco sul canale fisico. Nell’ipotesi che abbiamo fatto, di raddoppio del GGR del poker per la determinazione della spesa effettiva dei giocatori per intrattenimento, la spesa totale del gioco online nel 2011, l’anno del picco, non avrebbe comunque raggiunto il miliardo di euro, a fronte di una spesa del gioco sul canale fisico che in quello stesso anno superava i 17 miliardi di euro”. lp/AGIMEG