Si terrà a Potenza, il prossimo 21 settembre, l’udienza preliminare a carico di 66 imputati accusati di far parte di una presunta associazione a delinquere transnazionale, finalizzata alla raccolta dei proventi illeciti del gioco illegale online attraverso strumenti informatici e telematici. Dopo oltre due anni, la Corte di Cassazione ha risolto il conflitto di competenza sollevato dal gup di Bologna sul mega procedimento denominato operazione ‘Ndrangames’. Il gup di Potenza, nel marzo 2018, si era dichiarato incompetente territorialmente nei confronti di imputati – in gran parte lucani, ma ci sono anche molti calabresi nonché pugliesi e siciliani – che devono rispondere, anche, della distribuzione a negozianti e titolari di bar e altri locali pubblici in tutt’Italia di slot e totem privi delle concessioni dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli di Stato su cui veniva installato un software funzionante tramite collegamento a un sito greco i cui dati erano immagazzinati sul server di una società olandese. Il gup – ricorda il Quotidiano del Sud – aveva accolto un’eccezione difensiva secondo cui la competenza è della Dda di Bologna poiché la presunta holding criminale avrebbe incamerato profitti derivanti dalla gestione degli apparati elettronici prodotti da un gruppo di Reggio Emilia. La gestione contabile di ogni apparato era, invece, garantita da un software sul sito collocato su server di una società statunitense. Furono 19 le misure cautelari (undici in carcere) scattate nel 2017, ma gli indagati erano 200, 66 dei quali hanno poi acquisito lo status di imputati a conclusione della mega indagine del Reparto operativo dei carabinieri di Potenza con il coordinamento, oltre che della Procura lucana, anche delle Dda di Catanzaro e Bologna. Dopo che alla Dda di Bologna erano state trasmesse le carte dal gup di Potenza, il procedimento era regredito alla fase delle indagini preliminari. lp/AGIMEG