Giochi: storia di 15 anni di tassazione per un mercato che vale 10 miliardi di euro all’anno per l’Erario

Il settore dei giochi è una delle maggiori risorse dello Stato, garantisce infatti – con il solo prelievo diretto – oltre 10 miliardi l’anno, e da sempre viene considerata una cassaforte da cui attingere ogni volta che ce n’è bisogno. Il segmento più vessato in questo senso è quello degli apparecchi da intrattenimento che conta una decina di interventi dal 2004 a oggi. Per le Awp – le normali slot che si trovano nei bar e nelle tabaccherie – inizialmente venne stabilita un’aliquota del 13,5%, ma con il decreto legge 185 del 2008 – Misure urgenti per il sostegno alle famiglie – si passò al cosiddetto sistema a scaglioni, che entrò in vigore nel 2009. In sostanza lo fascia più bassa, e più consistente, della raccolta veniva tassata di più, e l’aliquota man mano si riduceva con il crescere della raccolta; le aliquote andavano dal 12,6 all’8%. Il sistema durò un paio di anni. Il decreto legge 138 del 2011 – per consentire il lancio sul mercato delle slot di seconda generazione – introdusse un’aliquota unica dell’11,8% per tutto il 2012, destinata a salire al 12,7% nei due anni successivi, fino a arrivare al 13% nel 2015.
Con la Stabilità del 2015 venne introdotta un’addizionale secca di 500 milioni – gravava sia sulle slot che sulle Vlt – ma ci furono diverse difficoltà a attuare il prelievo, e alla fine la questione venne rimessa alla Corte Costituzionale. L’udienza si discuterà l’8 maggio prossimo. Si tornò così alla vecchia ricetta dell’aliquota del Preu, che passò prima al 17,5% (Stabilità 2016) e da quest’anno al 19% (Manovrina 2017). In alcuni casi, però l’inasprimento fiscale è stato compensato almeno in parte con l’abbassamento del payout, ovvero della percentuale di giocate restituite sotto forma di vincite (nel 2013 si è passati al 74% e nel 2016 al 70%): in sostanza parte della tassa è stata scaricata sui giocatori, che complessivamente hanno vinto meno che in precedenza.
Stessa sorte anche le videolottery, le slot che possono essere istallate solo nelle sale da gioco dedicate. In questo caso, al momento del lancio nel 2009, la tassazione partiva dal 2%, un’aliquota particolarmente ridotta visti i forti investimenti richiesti ai concessionari. Ma il decreto direttoriale dell’allora Aams stabiliva che l’aliquota sarebbe salita gradualmente: sarebbe rimasta al livello minimo fino al 2011, poi del 3% nel 2012, e del 4% nel 2013. In realtà, già nel 2013 l’aliquota venne portata al 5% (con la Stabilità di quell’anno), e ancora altri ritocchi con al Stabilità 2016 (si è saliti al 5,5%) e con la Manovrina del 2017 (6%).
Anche per le Vlt, poi, sono state introdotte delle addizionali: oltre alla tassa dei 500 milioni che ha colpito anche le Awp, già con la Stabiltà 2012 era stata introdotta la tassa sulla fortuna. Si tratta di un prelievo applicato alle vincite (e che quindi ricade sui giocatori) superiori ai 500 euro, si applica solo alla parte eccedente questa soglia, quindi il prelievo per chi vince 1.000 euro si applica solo su 500. L’aliquota originariamente era del 6%, poi con la Manovrina 2017 è raddoppiata al 12%. La tassa sulla fortuna si applica anche alle vincite di Gratta e Vinci, SuperEnalotto, Win for Life e SiVinceTutto. Nel caso delle Vlt però ci sono state delle difficoltà ad applicare la tassazione e la questione è finita di fronte alla Corte Costituzionale che l’ha dichiarata inapplicabile fino al 2015. Per inciso la Manovrina 2017 ha ritoccato anche la tassa sulle vincite del Lotto (che si applica a qualunque premio, indipendentemente dall’importo) portando l’aliquota dal 6 all’8%.
Bisogna però ammettere che non sono mancati interventi di senso contrario, soprattutto per favorire quei giochi che soffrono una forte concorrenza da parte del mercato illegale. Con la legge di Stabilità del 2016, è stata introdotta la tassazione sul margine (ovvero su quello che resta agli operatori una volta pagate le vincite) per le scommesse sportive e il poker online a torneo e gli altri skill games. Per questi ultimi l’aliquota è del 20%, per le scommesse si va dal 18% per quelle piazzate in agenzia al 22% per quelle online. Con la nuova legge di Bilancio, poi, si è deciso di adottare la tassazione sul margine anche alle scommesse ippiche, per le quali le aliquote saranno del 43% per quelle piazzate in agenzia e del 47% per quelle online. E’ andata bene anche al SuperEnalotto: i Monopoli di Stato per rivitalizzare il gioco hanno rivisto le percentuali della tassazione e dei premi. Dal 1 febbraio 2016 infatti, il montepremi è passato da 34,6% al 60% della raccolta, mentre il prelievo è sceso dal 53,6% al 28,7%. Si è cercato infine di utilizzare la leva fiscale anche per combattere il gioco illegale. È il caso delle scommesse raccolte dagli operatori senza concessione: con la Stabilità del 2011 infatti la rete di agenzie è tenuta a pagare lo stesso prelievo dovuto dai concessionari di Stato. Anche questo intervento però è finito di fronte alla Corte Costituzionale – sostanzialmente perché equipara una semplice ricevitoria al bookmaker – e la sentenza potrebbe arrivare nel giro di alcuni giorni.
In gran parte del mondo, il gioco ha un peso fondamentale nell’istruzione, nella sanità, nella cultura. Parte dei proventi di giochi e lotterie, infatti, vengono devoluti alle cosiddette ‘good causes’, finanziando settori di grande utilità sociale. Il ‘fil rouge’ che lega lotterie e sociale prende forme diverse da Paese a Paese, soprattutto in quelli anglosassoni, e se in Inghilterra le ‘good causes’ fanno rima con istruzione, sanità e ambiente, in Irlanda i fondi sono indirizzati anche allo studio e alla diffusione della lingua, mentre negli Stati Uniti, oltre prevalentemente alla scuola, vengono destinati milioni di dollari in progetti a sostegno dei veterani di guerra. In UK ad esempio ogni anno la Camelot, che gestisce le Lotterie nel Regno Unito, destina in media 1,8 miliardi di sterline – oltre 2,3 miliardi di euro – alle ‘good causes’. In termini percentuali, si tratta di circa il 25% dell’intera raccolta. I progetti spaziano dalla ricerca medica alla la costruzione di ospedali, dalle borse di studio alla difesa dell’ambiente. La National Lottery irlandese dal 1988 a oggi ha devoluto alle buone cause oltre 4,6 miliardi di euro, specificamente in progetti riguardanti scuola, sport, salute, arte, cultura, patrimonio nazionale e non ultimo lo studio e la diffusione della lingua irlandese. Negli Usa, tutti i 42 Stati (su 50) nei quali sono vendute le lotterie destinano parte della raccolta, in percentuale variabile fra Stato e Stato, a progetti scolastici, educativi e ambientali. In Italia attualmente non esiste una ‘tassa di scopo’ al fine di destinare parte dell’utile erariale derivante dai giochi a progetti specifici, come l’educazione scolastica. Un’iniziativa che farebbe comprendere meglio l’importanza di sostenere il gioco pubblico, che rappresenta una realtà industriale cui riconoscere la giusta dignità, e non invece un settore da chiamare in causa solamente per propaganda elettorale o come salvadanaio in cui attingere indiscriminatamente a piene mani. gr/AGIMEG