Giochi, Mirabelli (Pd): “Proibizionismo è approccio sbagliato e perdente, riordino va fatto con enti locali”

“Stiamo lavorando per intervenire sul settore (del gioco pubblico, ndr) cercando di riordinarlo. Credo ci sia un duplice approccio possibile: o proibiamo il gioco, ma credo sia un’opzione sbagliata e perdente perché fuori da ogni tipo di controllo; oppure procediamo ad un riordino diminuendo l’offerta e mettendo subito in conto che lo Stato andrà a guadagnare di meno. Un riordino che regolamenti, che lavori per la legalità e metta mano a un settore che ha bisogno di trasparenza e di certezze: lo Stato che resta l’unico che può dare le concessioni deve mantenere un controllo forte su tutta la filiera”. E’ quanto afferma il senatore Franco Mirabelli, capogruppo Pd in commissione Antimafia, all’incontro ‘Gioco: nuove regole per difendere salute e legalità’ svoltosi a Genova. Il senatore ricorda che “in assenza di uno Stato e di un governo che affronti il tema Comuni e Regioni hanno svolto un ruolo di supplenze mettendo in campo regole e paletti creando una situazione normativa diversa da Comune a Comune, da Regione a Regione, con il rischio che funzionino regole diverse sul territorio nazionale. Nella scorsa finanziaria abbiamo deciso di intervenire sulla domanda proibendo la pubblicità nelle reti generaliste fino alle 22:30, anche se credo che non basta e non va bene, la pubblicità va proibita almeno su tutte le reti sportive; abbiamo detto di ridurre del 30% le awp nei bar e nei tabacchi entro il 2019; abbiamo cambiato le modalità di conteggio delle tasse dovute aumentando il Preu e abbiamo detto da qui si parte per andare in Conferenza Stato-Regioni per costruire un riordino complessivo”. Il tema delle distanze e degli orari “va costruito lì, ed è quello che sta succedendo da un anno e mezzo: c’è una discussione aperta che ha portato a un documento molto positivo che può essere trasformato in un decreto ministeriale che può adempiere al riordino”. Mirabelli si sofferma sulla trattativa tra governo ed enti locali evidenziando che “il problema delle distanze è uno snodo su cui si sta ancora discutendo. Credo sia molto più importante costruire sale di tipo A, dimezzarne il numero, piuttosto che liquidare la questione dicendo che devono stare a 500 metri dalle scuole o dalle chiese, perché ci saranno sempre luoghi dove potranno proliferare con il rischio di costruire veri e propri quartieri a luci rosse. Io preferisco regolamentare in maniera stretta ma con i Comuni, definire gli orari con i Comuni, dimezzare il numero delle concessioni delle sale”. Altri punti su cui va posta l’attenzione sono “il problema di legalità, trasparenza e controlli” e la ludopatia. dar/AGIMEG