Giochi, Istituto Bruno Leoni: Gioco illegale passato dal 57 all’8% del mercato in dieci anni

Il successo del modello italiano di regolamentazione e apertura all’iniziativa privata è evidente dalla quota del gioco illegale, che è passata in pochi anni dal 57% del mercato nel 2003 all’8% del 2013.  Lo sostiene l’Istituto Bruno Leoni nello studio “Gioco: più tasse, meno reddito” condotto dai professori Andrea Giuricin e Lucio Scudiero. Nello studio si spoega che in questo lasso di tempo è cresciuta la dimensione stessa del mercato, ma ciò non può nascondere un risultato in controtendenza rispetto a quello che si è osservato in altri settori con caratteristiche analoghe (per esempio i prodotti da tabacco, dove invece il contrabbando è andato crescendo dal 3% al 10% in un biennio). Inoltre, l’Istituto evidenzia come un simile risultato sia stato raggiunto non tanto con l’azione repressiva, quanto grazie all’evoluzione del settore. Si è riusciti infatti a coniugare – pur nel permanere di molti problemi – una crescente tensione verso la legalità a un’offerta innovativa e competitiva. Il mercato, in termini di giocate, è passato dai 33 miliardi di euro nel 2006 a 87 miliardi nel 2012. Nello stesso periodo, la spesa effettiva del giocatore ha tuttavia avuto un aumento assai più contenuto – sebbene comunque significativo – da 12,2 miliardi di euro a 17,1 miliardi. Tale sviluppo – riporta l’Agimeg – è figlio essenzialmente di tre driver. Il primo è la razionalizzazione delle reti di accesso al gioco legale e una più capillare lotta all’illegalità. Il secondo è la modernizzazione del settore, con l’offerta di nuove tipologie di gioco più al passo coi tempi, che hanno affiancato quelli precedenti. Il terzo è l’adozione di un approccio alla fiscalità consapevole del fatto che un’incidenza eccessiva rappresenta un incentivo perverso a prendere la scorciatoia del “nero”. E quest’ultimo fatto ha avuto un riflesso positivo anche sul payout, ovvero sulla quota delle giocate che vengono redistribuite come vincite. Si è passati dal 66% nel 2006 (ovvero 23 miliardi di euro di vincite su 35) all’81% nel 2012 (70 miliardi di euro su 87). 

 

Giochi, Istituto Bruno Leoni: In Italia uno dei regimi fiscali più gravosi d’Europa

 

Dalla comparazione tra i regimi fiscali applicati alle principali tipologie di gioco in Italia e in altri Stati europei emerge che il nostro Paese si colloca tra quelli che adottano i più gravosi livelli di prelievo fiscale. Sono le conclusioni cui giunge l’Istituto Bruno Leoni nello studio “Gioco: più tasse, meno reddito” condotto dai professori Andrea Giuricin e Lucio Scudiero. Dall’esame della relazione tra incidenza del fisco e comportamento dei consumatori, si può desumere che l’Italia – che ha conseguito importanti successi nel contrasto all’illegalità negli scorsi anni – si trova oggi a un punto di svolta: i progressi rischiano infatti di essere vanificati se ulteriori incrementi delle imposte dovessero nuovamente rendere attrattivo il gioco illegale, sia nell’ambito dell’attività praticata in punti fisici sia nell’ambito del gioco con partecipazione a distanza. Lo sviluppo dell’industria del gioco non è, però, solo una storia luminosa: vi sono anche delle ombre, riconducibili alla crescita tumultuosa e disordinata e alle situazioni di disagio sociale che si sono venute a creare. A ben vedere, non è detto che tali situazioni siano frutto unicamente del boom delle “macchinette”: esse possono semplicemente essere emerse, laddove in precedenza erano più opache e comunque non sempre riconducibili alle loro cause reali. In ogni caso, seppure è forse esagerato parlare di “emergenza” gioco, va riconosciuta l’esistenza del problema. La soluzione comunemente indicata – cioè, appunto, intervenire al rialzo sulla leva fiscale per scoraggiare il gioco e finanziare iniziative sociali – per le ragioni appena esposte rischia di essere non solo inefficace ma addirittura controproducente. Può esistere una “terza via” tra lo status quo e il ritorno al passato? L’unica alternativa concreta sembra essere quella di responsabilizzare gli operatori stessi. Essi hanno infatti da un lato l’interesse e non lasciare che le condizioni patologiche di alcuni giocatori degenerino, mettendo in discussione un intero modello e un’intera filiera industriale; dall’altro hanno una conoscenza più diretta della realtà, e probabilmente anche i mezzi per intervenire con maggior prontezza.

 

Giochi, Istituto Bruno Leoni: più tasse, meno gettito

Ulteriori incrementi della tassazione sui giochi rischiano di acuire il calo di gettito osservato negli ultimi anni, e di restituire vitalità al gioco illegale. In Italia le principali tipologie di gioco, sia fisico sia online, sono soggette a una tassazione molto superiore alla media europea. Per questo ulteriori incrementi rischiano di acuire il calo di gettito osservato negli ultimi anni, e di restituire vitalità al gioco illegale. È la tesi del Focus “La tassazione sul gioco: quando il banco perde” di Andrea Giuricin e Lucio Scudiero. Giuricin e Scudiero mostrano il livello di prelievo su diverse tipologie di gioco nei punti fisici (VLT, AWP, ecc.) e online (poker, skill games, casino games, ecc.). Secondo gli autori dello studio, “Dalla comparazione tra i regimi fiscali applicati alle principali tipologie di gioco in Italia e in altri Stati europei emerge che il nostro Paese si colloca tra quelli che adottano i più gravosi livelli di prelievo fiscale. Dall’esame della relazione tra incidenza del fisco e comportamento dei consumatori, si può desumere che l’Italia – che ha conseguito importanti successi nel contrasto all’illegalità negli scorsi anni – si trova oggi a un punto di svolta: i progressi rischiano infatti di essere vanificati se ulteriori incrementi delle imposte dovessero nuovamente rendere attrattivo il gioco illegale, sia nell’ambito dell’attività praticata in punti fisici sia nell’ambito del gioco con partecipazione a distanza.” Il Focus di Andrea Giuricin e Lucio Scudiero, “La tassazione sul gioco: quando il banco perde” è liberamente scaricabile al seguente link. lp/AGIMEG