“Un accenno particolare deve essere fatto alla penetrazione della criminalità organizzata nello sport attraverso il matchfixing. Il problema sono le scommesse sportive. Fino a non più di 20 anni fa vi erano le scommesse clandestine, le bische. Dopo si è messo a sistema il problema con l’istituzionalizzazione delle scommesse lecite. Stiamo prestando particolare attenzione alle scommesse. Questo può essere un sistema fonte di riciclaggio. Una scommessa, anche con zero ricavo e risultato scontato, consente di investire un capitale retrocesso con operazione di pari impegno, ma asseverata con ingresso attraverso il circuito delle scommesse. C’è stato un forte interesse da parte del Parlamento sul tema che ha aggravato le sanzione dell legge 401 dell’89 per consentire intercettazioni telefoniche”. E’ quanto ha detto il generale Enrico Cataldi in occasione dell’audizione del Presidente del Coni, Giovanni Malagò, in Commissione Antimafia alla Camera svolta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. “Necessario concretizzare le notizie che pervengono dai Monopoli, che riguardano probabilità, e dare una concretezza di riscontro per cui l’autorità giudiziaria può procedere. Un’esigenza anche a livello legislativo dovrebbe esserci, per calibrare il range delle scommesse, si scommette su tutto. E’ necessario affermare che punti e centri scommesse siano sotto concessione dei Monopoli dello Stato su autorizzazione della Questura competente per il territorio. Il 60% dei centri in Italia risponde a questi requisiti. Il 40% dei centri sfugge al controllo. La localizzazione geografica non necessariamente coincide con le zone con più incidenza mafiosa, riguarda l’intero territorio nazionale. Il discorso delle scommesse riguarda anche altri sport individuali. Per falsare una partita si deve essere d’accordo con più giocatori, per perdere una partita di tennis basta mettersi d’accordo con se stessi”. cdn/AGIMEG