dai nostri inviati – “Penso che il gioco sia come l’acqua: è vitale ma può anche uccidere. E bisogna tenere conto di questo soprattutto per spingere alla conoscenza. Perché la conoscenza avvicina, mentre il pregiudizio allontana”.
Ha introdotto così il suo intervento Ornella De Rosa, docente dell’Università di Salerno e presidente dell’Osservatorio internazionale sul gioco, a conclusione della prima delle due giornate di convegno sul tema Gioco e media, che si è conclusa con la cerimonia di consegna del Premio Imbucci 2017.
“Si parla di gioco soprattutto per sottolineare i problemi che ne possono derivare” ha aggiunto “ma vedo che tutti tendono a scegliere una strada apparentemente facile: proibire. E sembra facile proibire il gioco ai giovani. Salvo poi verificare che i giovani sono bravissimi a superare i divieti e finiscono con il giocare senza alcuna tutela”.
De Rosa ha poi fatto un riferimento storico risalendo al momento in cui Napoli, subito dopo l’unità d’Italia, visse uno degli eventi più catastrofici della sua storia: il colera. Un’epidemia che uccise migliaia di napoletani, soprattutto tra le fasce più povere della città.
“Quell’evento catastrofico era il frutto di un intervento che finì con il penalizzare proprio coloro che voleva salvare: i poveri. Per questo furono abbattute le baracche e costruite nuove abitazioni. Ma il risultato fu esattamente il contrario. E così mi pare che si stia facendo oggi con il gioco, con interventi improvvidi che hanno sostanzialmente indotto a concentrare tutte le iniziative imprenditoriali eliminando, così, le piccole imprese che in questo settore sono tante, soprattutto nell’indotto”. gpm/AGIMEG