La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso intentato da un imprenditore del Casertano che grazie al sostegno del clan Zagaria aveva ottenuto un sostanziale monopolio nell’istallazione di slot e apparecchi da gioco. La Corte d’Appello di Napoli nel 2019 – riconoscendo le attenuanti generiche – aveva ridotto la pena a 8 anni di reclusione, condannando l’uomo per associazione mafiosa e concorso. La Cassazione sottolinea che il giudice di secondo grado “è pervenuto alla conclusione che l’odierno ricorrente abbia assunto una “posizione dominante” nel settore del noleggio e distribuzione di apparecchiature da intrattenimento nei comuni controllati dall’organizzazione camorristica” degli Zagaria, “seguendo un percorso argomentativo, tutt’altro che illogico, fondato non solo sulle accuse, specifiche e convergenti, dei collaboratori di giustizia (…) ma anche sulle risultanze documentali, sulle dichiarazioni dell’imputato e su quelle rese dagli esercenti dei bar dove le slot-machine erano state pacificamente collocate”. Inoltre, secondo la Suprema Corte, non è possibile che l’imprenditore “potesse avere operato per un lungo periodo di tempo nel settore in concreto più redditizio, quale si è dimostrato il noleggio degli apparecchi “regolari”, per di più affiancando nei rapporti coi titolari degli esercizi pubblici un uomo intimamente legato al clan ed al suo vertice, senza nulla corrispondere al sodalizio che pur aveva un controllo penetrante del territorio e delle attività economiche legate al gioco e alle scommesse”. lp/AGIMEG