La Gambling Commission britannica ha pubblicato un nuovo aggiornamento sull’evoluzione del programma sperimentale dedicato alle valutazioni del rischio finanziario, strumento pensato per individuare utenti con spese elevate nel gioco a distanza potenzialmente in difficoltà economica. Il progetto, attualmente in fase di test e non ancora attivo nel contesto reale, è articolato in tre fasi principali seguite da un periodo di analisi finale. A illustrare i dettagli più recenti è Helen Rhodes, Direttrice dei Grandi Progetti Strategici, alla guida dell’iniziativa.
Seconda fase: numeri in crescita
Nel corso della seconda fase del pilota, sono state effettuate circa 1,7 milioni di valutazioni del rischio attraverso tre agenzie di riferimento creditizio, coinvolgendo circa 860.000 conti di gioco. L’aumento rispetto alla fase iniziale è dovuto alle modalità di progettazione di questa fase, ma non rappresenta una stima delle valutazioni attese in caso di futura attivazione del sistema in un ambiente operativo reale.
Le verifiche si sono svolte in modo automatico e senza impatto per l’utente nel 97% dei casi, un miglioramento rispetto al 95% registrato nella prima fase e ben oltre l’80% previsto dal Libro Bianco del governo britannico del 2023. Anche la percentuale di verifiche non abbinate è diminuita, passando dal 5% al 3%, grazie probabilmente a dati più aggiornati forniti dagli operatori. In entrambe le fasi, circa il 3% delle valutazioni ha riguardato profili definiti “thin file”: clienti identificabili ma con informazioni limitate e senza elementi negativi. Questi sono stati considerati non a rischio in questo contesto specifico.
Impatto potenziale ridotto
Se venissero adottate le soglie proposte dalla consultazione pubblica del 2023, i risultati della seconda fase, secondo le stime di Rhodes, indicano che solo lo 0,1% dei conti rientrerebbe nella categoria per cui una valutazione non potrebbe avvenire in modo automatizzato, corrispondente a 1 cliente ogni 1.000.
Dall’analisi emerge che gli utenti che superano le soglie previste sono più frequentemente associati a indicatori di rischio finanziario diretto, autorizzati per la condivisione con gli operatori. Due agenzie creditizie hanno evidenziato che questi clienti risultano da due a cinque volte più propensi ad avere un piano di gestione del debito o una mora registrata nei 12 mesi precedenti, rispetto alla media della popolazione adulta nel Regno Unito.
Prossimi passi
La terza fase del progetto ha completato la raccolta dei dati il 30 aprile e ora è in corso una fase di analisi, che proseguirà durante l’estate. Il centro di ricerca NatCen prosegue nella collaborazione per la valutazione del progetto e per l’analisi successiva alla sperimentazione.
“Sulla base dell’approccio graduale adottato – ha dichiarato Rhodes – continueremo a esplorare la coerenza dei dati tra le agenzie e a definire le modalità più efficaci per supportare gli operatori nell’individuazione delle situazioni di disagio economico tra i clienti e nelle azioni conseguenti”. La Commissione conferma che il progetto non avrà alcun impatto sui punteggi di credito dei clienti e ribadisce che le valutazioni di rischio finanziario non equivalgono a controlli sull’accessibilità economica, per i quali non esiste alcun obbligo normativo né proposta in corso. ng/AGIMEG