Franco (Min. Economia): “Nadef è stata costruita assumendo che non vi siano altre restrizioni all’attività economica e sociale”

“La Nadef è il secondo appuntamento annuale nella definizione della politica di bilancio, dopo il DEF. In genere i cambiamenti non sono molto grandi, se non in anni eccezionali come questo. Nel DEF era prevista una crescita del Pil del 4,5%, essendo anche tra i previsori più ottimisti, ma l’attuale documento reca una previsione del 6%. Il primo semestre si è chiuso molto bene e la crescita acquisita era già del 4,7%. Per il trimestre che si sta concludendo in questi giorni e ci aspettiamo un ulteriore recupero. Ciò vuol dire che rispetto alla flessione del Pil subita l’anno scorso ne recuperiamo circa i due terzi. Da cosa dipende l’andamento favorevole? Ovviamente l’economia internazionale, l’andamento delle nostre esportazioni, l’effetto delle misure di sostegno all’economia e l’effetto delle misure prese dagli ultimi due governi. Altro elemento è il forte miglioramento del clima di fiducia delle imprese e famiglia. Da ultimo, il miglioramento del quadro sanitario. Tutti questi fattori agiscono insieme e ci offrono una dinamica della crescita che supera le aspettative degli scorsi mesi”. E’ quanto ha affermato il Ministro dell’Economia, Daniele Franco, durante la conferenza stampa che ha seguito l’approvazione della Nadef da parte del Consiglio dei Ministri. “Nel costruire le previsioni per la restante parte di quest’anno e per l’anno prossimo noi assumiamo che non vi siano ulteriori restrizioni di rilievo all’attività economica e sociale. Ovviamente l’evoluzione della malattia è difficilmente prevedibile, ma questo ci sembra lo scenario più ragionevole. A luglio abbiamo riscontrato un aumento degli occupati rispetto a gennaio del 2,5%, quindi resta un livello di occupazione ancora inferiore a quello pre-crisi, ma i progressi sono significativi. Nella Nadef prevediamo il 9,4% di disavanzo delle Pubbliche Amministrazioni. Ciò porta ad una flessione tra il rapporto del debito pubblico e il Pil. L’anno scorso era risultato pari a 155,6% del Pil, mentre adesso ci aspettiamo che alla fine dell’anno scenda al 153,5%. Ciò dipende dalla crescita reale e dalla dinamica dell’inflazione più alta delle attese. Noi prevediamo che il Pil cresca del 4,2% e questo è leggermente inferiore rispetto a quello indicato nel DEF che era 4,8%. Questo perché pensiamo che il concentrarsi delle riaperture quest’anno dia una spinta all’economia proprio quest’anno. Per gli anni successivi, parlando dello scenario tendenziale, ci aspettiamo nel 2023 del 2,6% e nel 2024 del 1,9%. Con questi numeri l’Italia si muove su un sentiero di crescita più elevato di quello dello scorso quarto di secolo. Su questo scenario influisce ovviamente anche il PNRR. La politica di bilancio deve rimanere espansiva fino a quando non avremo recuperato la caduta del Pil che abbiamo subito. Inoltre, non abbiamo recuperato la mancata crescita rispetto al Pil del 2019 che avremo avuto in assenza della pandemia. Quindi nel 2022 e 2023 delineiamo una politica di bilancio espansiva che mira ad accelerare la ripresa dell’economia e porre le basi per tassi di crescita più elevati di quelli visti negli scorsi decenni. Questo lo si ottiene con un forte aumento degli investimenti pubblici e privati. A partire dal 2024, la politica di bilancio dovrà gradualmente diventare più neutrale e la questione importante diverrà quella di ridurre il disavanzo strutturale e poi di puntare ad un rapporto debito/Pil che nel 2030 dovrà tornare ai livelli pre-crisi. La riduzione dell’indebitamento libera un margine per gli interventi che dovremo fare come ad esempio la gestione degli effetti residui della pandemia sotto l’aspetto sanitario continuando ad acquistare i vaccini. Inoltre, dovremo continuare a gestire gli effetti della pandemia sotto l’aspetto economico e sociale. Sarà anche importante avviare qualche primo passo sugli sgravi fiscali. Quindi, le risorse verranno utilizzate per accompagnare il nostro sistema economico e per rilanciarlo. Il nostro debito pubblico va ridotto e la crescita è l’elemento fondamentale in questo senso. Il costo medio del nostro debito continua a scendere e ciò ridurrà nei prossimi anni quanto spendiamo negli interessi. Per concludere, abbiamo una ripresa nei prossimi anni con tassi di crescita significativi. Ovviamente il PNRR è cruciale per ottenere questi obiettivi, ma credo che tutti gli strumenti vadano usati per raggiungere ciò che ci siamo prefissati”. ac/AGIMEG