New Addictions, Minutillo (Ist. Superiore della Sanità): “La parola ludopatia non esiste. I giocatori hanno disturbi da gioco solo quando hanno una vera diagnosi. In altri casi si deve parlare di giocatori problematici o a rischio”

dai nostri inviati a Salerno – Parlando di giochi, spesso si utilizzano dei termini impropri. “Negli ultimi anni ne abbiamo sentite tante – ha commentato la dott.ssa Minutillo nel corso della tavola rotonda sulle new addictions all’Università di Salerno -. Abbiamo un documento dell’Accademia della Crusca che il termine ludopatia non esiste. Non è altro che una traduzione italiana di gambling, che in inglese ha un’accezione diversa. In Italia parliamo di disturbo da gioco d’azzardo solo quando è stato realmente diagnosticato. In tutti gli altri casi, si deve parlare di giocatore problematico o a rischio o di giocatore sociale sociale. Come si fa a capire il comportamento problematico o a rischio? Ci sono degli screening che ci danno una misura della problematicità o del rischio del comportamento. La penultima ricerca del CNR diceva che in Italia ci sono circa 900mila giocatori a rischio. Il titolo sui giornali è diventato “900mila persone malate di gioco”. In realtà non è così. Il comportamento a rischio non è ancora un comportamento francamente patologico. Di queste 900mila persone, il CNR ha anche detto che circa 200mila hanno un comportamento problematico, sfuggito cioè al controllo dell’individuo ma ancora non diagnosticato. L’informazione non deve essere fuorviante ed è importante utilizzare le giuste terminologie”. es/AGIMEG