Dondi (ad Nomisma) ad Agimeg: “I ragazzi più grandi sono quelli potenzialmente più esposti”

dal nostro inviato – “La ricerca sul gioco ed i giovani è giunta alla quarta edizione. I giovani rimangono il nostro focus principale, oltre 10.600 studenti in tutta Italia su più scuole hanno partecipato ai nostri questionari per darci il punto della situazione sulla diffusione del gioco e le pratiche, se online o da rete fisica”. E’ quanto ha detto ad Agimeg l’amministratore delegato Nomisma, Luca Dondi, a margine della presentazione che si è tenuta questa mattina. “Circa il 50% dei giovani nell’ultimo anno ha giocato almeno una volta, il 10% gioca almeno una volta alla settimana. Si tratta di un dato potenzialmente problematico. Giocano sia online sia da rete fisica. Importante – ha continuato – sottolineare l’associazione del gioco rispetto ad altre abitudini e stili di vita: è più diffusa la pratica del gioco tra chi fuma, consuma alcol o altre sostanze e tra coloro che hanno presenti in famiglia altre figure che giocano o frequentano persone dedite e propense al gioco”. “Si parla di problematicità, quando si ha elementi di potenziale rischio o stati di alterazione. Il 10%-12% ha già manifestato problematicità del gioco, una frequenza di gioco e uno stile di vita modificato in funzione del gioco. E’ un segnale di potenziale pericolo. Non rileviamo la componente veramente acuta. Non abbiamo rilevazione di studenti che pur di giocare arrivano a commettere reati “, ha aggiunto. “I ragazzi più grandi sono quelli potenzialmente più esposti. Giocano online anche attraverso attivazione con forme improprie, avendo un’età che non è quella effettiva oppure in luoghi dove non c’è adeguato controllo. Ed i mancati controlli non riguardano solo il gioco, ma anche l’acquisto di sigarette e alcol”, ha detto ancora. “Il gioco è espressione di un fenomeno composito che presenta sfaccettature diverse, diffuso tra gli abbandoni scolastici, tra chi frequenta scuole tecniche professionali, tra chi ha un rendimento scolastico insufficiente. Questo ci fa pensare che ci sia una maggiore diffusione del gioco tra coloro che hanno abbandonato la scuola, rispetto a chi la sta ancora frequentando. Abbiamo rilevato una maggiore diffusione del gioco tra coloro che frequentano scuole tecniche, piuttosto che licei”, ha concluso. gpm/AGIMEG