Università di Salerno, tutti gli interventi del convegno “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico”

dai nostri inviati a Salerno – “In Italia ci sono 54mila tabaccherie disposte sul territorio nazionale, con una normativa molto stringente. Per noi il distanziometro rappresenta un pericolo che non può essere evitato, in quanto rispetto ad altre attività non abbiamo possibilità di trasferirci”. E’ quanto ha dichiarato all’Università di Salerno Emilio Zamparelli, vice presidente nazionale STS-FIT, nel corso della tavola rotonda dal tema “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico”.
“L’indagine dell’ISS ha dimostrato che gli italiani preferiscono giocare in tabaccheria, ma soprattutto che il gioco sano si sviluppa nei nostri locali. Chi va in tabaccheria è perché è un luogo molto frequentato, le persone che giocano da noi sono soggette a controlli, mentre il ludopatico preferisce giocare fuori da casa. La tabaccheria invece è luogo di prossimità”.
“Sul distanziometro la nostra attenzione è molto alta: in questo momento è difficile avere rapporti con la politica, per una serie di preconcetti, ma dobbiamo tenere conto che la distanza è un grosso pericolo. Le tabaccherie non possono essere trasferite, siamo soggetti a distanze che ci impediscono il trasferimento per non essere vicino ad altre tabaccherie. Le
nostre sono attività familiari, il 50% del nostro reddito deriva dal gioco, la normativa delle distanze rappresenta un colpo mortale per l’intera categoria, non è semplice sostituire il gioco in momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo. Sul tema l’attenzione è molto alta. In Calabria abbiamo rappresentato le nostre istanze e in questa regione le tabaccherie sono state escluse dal distanziometro: questo rappresenta un punto di partenza per evitare danni mortali all’intera categoria”, ha concluso Zamparelli. lp/AGIMEG

Moresco (giornalista Repubblica): “Normative che parlano di distanziometro nell’era del gioco online sono anacronistiche”

“Il 95% dei ragazzi intervistati pensa che se si riduce il gioco legale si va a finire nel gioco illegale. I ragazzi ci vedono più lungo dei Governi. L’attuale Governo parte da una considerazione: non parlare del gioco, lo riduce”. E’ quanto ha dichiarato all’Università di Salerno Gianluca Moresco, giornalista di Repubblica, nel corso della tavola rotonda dal tema “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico”.
“Bisogna fare un passo indietro per capire come funziona il gioco in Italia. Fino al 1998 tutte le forme di scommessa erano vietate tranne una, si poteva scommettere sui cavalli in 328 agenzie sparse in tutta la penisola. Nel 1998 iniziò con il Mondiale di Francia la prima puntata legale del mondo, la scommessa su Italia-Norvegia, e si cominciò a dare il via libera al gioco legale. Ci fu una sfida pubblicitaria, si cominciava a dire agli italiani dove e come potevano giocare, da quel momento la malvita ha cominciato a vedere scendere i propri guadagni. Il 2004 è l’anno zero delle slot, si inizia a giocare legalmente. Le slot rappresentano il centro della discussione politica-sociale sulla cosiddetta ludopatia. Fino al giorno prima della legalizzazione – ricorda Moresco – c’erano 860mila slot illegali che portavano denaro sempre nelle tasche della criminalità. Arriva il 2008, arriva il gioco online. Poker online, scommesse online che si portano dietro una grande rivoluzione anche a livello pubblicitario. La pubblicità rivolta alle nuove generazioni deve essere chiara, dire che cosa è consentito e che cosa no. In base alla regolamentazione si può anche mettere un tetto a quello che si decide di giocare, tutto questo è stato fatto ed è stato accompagnato definendo i perimetri di che cosa è regolare, consentito e non problematico. Le normative che parlano di distanziometro nell’era del gioco online hanno una valenza anacronistica”, ha concluso Moresco. lp/AGIMEG

Schettino (dir. relazioni istituzionali Gamenet): “La nostra filiera ha come priorità la tutela del giocatore e della legalità”

“Questa occasione ci permette di parlare con pacatezza di un settore che è sempre molto esposto dal punto di vista mediatico. La nostra azienda vanta oltre il 50% di laureati e che lavora molto sulla innovazione tecnologica, visto che abbiamo come priorità la sicurezza per lo Stato, per il consumatore e per la relazione dei processi interni. Siamo il presidio dello Stato, ovvero il braccio operativo negli interessi dello Stato e dei lavoratori del settore. Rappresentiamo una filiera molto complessa, perché nel gesto che un maggiorenne fa nel comprare un gratta e vinci c’è dietro un meccanismo di tutela e di sicurezza enorme. Prendiamo con grande responsabilità il nostro ruolo di garanti e per questo puntiamo su una tecnologica che ci permettere di controllare alla perfezione cosa sta accadendo nelle sale giochi”.
E’ quanto ha dichiarato all’Università di Salerno Gennaro Schettino (direttore relazioni istituzionali Gamenet) nel corso della tavola rotonda dal tema “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico”.
“Questa è un’industria che presidia un confine – ha aggiunto -. Se viene spostato questo confine qualcun altro lo occupa. Siete mai stati a Nova Gorica? Quando sono passato anni fa ho visto molti italiani giocare nelle varie sale. Provate ad immaginare cosa può accadere a livello fiscale e di mancanza di controllo senza il gioco legale. Nelle nostre sale abbiamo procedure di controllo del comportamento del giocatore. Quando vediamo che c’è un caso di gioco problematico interveniamo invitando il giocatore ad allontanarsi dalla sala. Il nostro mestiere non è quello di “spennare” il giocatore, ma di funzionare come presidio della legalità”.
Quindi Schettino parla del Decreto Dignità, che ha colpito la pubblicità per il settore dei giochi. “Penso – ha detto – che ad un eccesso si è risposto con un altro eccesso. La pubblicità serve per capire dove si può trovare il gioco offerto secondo determinate regole, con controlli e garanzie per il giocatore stesso. L’eccesso di affollamento pubblicitario non può essere contrastato con una norma eccessiva. lp/AGIMEG

Sacchetti (Osservatorio Internazionale sul Gioco): “Caos normativo in tema di gioco danneggia gli operatori”

“Esiste un caos normativo nell’ambito del nostro ordinamento, commi relativi ai giochi contenuti in disposizioni di leggi che trattano le materie più disparate, una situazione che si riflette a danno degli operatori e che impedisce la corretta gestione contabile e amministrativa dello stesso fenomeno”. E’ quanto ha dichiarato all’Università di Salerno Lorenzo Sacchetti, dell’Osservatorio Internazionale sul Gioco, nel corso della tavola rotonda dal tema “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico”.
“Uno dei più grossi problemi si riflette sull’applicazione dell’imposta unica sulle scommesse e sui concorsi pronostici, in particolare in riferimento ai ctd che raccolgono scommesse per conto di allibratori stranieri privi di concessione e autorizzazione. E’ un problema di approccio, per alcuni azzardo significa illecito a prescindere, significa reato, ma il gioco non è reato, anzi è un’industria importante con 100 miliardi di euro di fatturato e 20 miliardi di spesa”. lp/AGIMEG

Emilio Zamparelli (vice presidente nazionale STS-FIT): “Sul gioco necessaria normativa nazionale che definisca competenze di Regioni e Comuni”

“Il Paese aveva intrapreso una strada quasi perfetta, uno dei rari casi in cui dall’estero venivano a copiarci. I Monopoli potrebbero raccontare riunioni in cui esponenti e punti di riferimento del mercato francese, spagnolo e portoghese hanno preso in considerazione le regole e l’ordinamento proposte dai Monopoli per farle loro. La strada era già stata tracciata. Per quanto riguarda il settore del gioco attuale bisognerebbe affrontarlo con le modalità del 1998: regole chiare, vigilanza stretta in collaborazione tra Monopoli e forze dell’ordine, pubblicità in grado di far distinguere costantemente l’illegale dal legale”. Con queste parole Gianluca Moresco, giornalista di Repubblica ha risposto alla domanda posta dal Direttore di Agimeg, Fabio Felici, riguardante le soluzioni che potrebbero essere attuate per risolvere il clima in cui verte il settore del gioco nel corso della tavola rotonda dal tema “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico”.
“E’ necessaria una normativa nazionale, altrimenti ci ritroveremo con una normativa a macchia di leopardo sul territorio, con leggi diverse tra Regione e Regione e addirittura tra Comune e Comune. Nell’ultimo periodo siamo assistendo a disposizioni comunali davvero singolari, come quella di Ventimiglia, in provincia di Imola, che prevede l’accensione delle slot dalle 19 alle 7 della mattina. Si tratta di un provvedimento che non risolve il problema del gioco patologico, lo nasconde. E’ auspicabile una normativa a livello nazionale, unica o comunque una definizioni di competenze su ciò che Regioni e comuni posso attuare nel settore dei giochi. Il caso di Ventimiglia rappresenta un modo per realizzare un provvedimento per destare risonanza, il sindaco sicuramente è riuscito in questo. Basta pensare all’impatto mediatico del provvedimento”, ha aggiunto Emilio Zamparelli, Vice Presidente Nazionale STS-FIT.
Gennaro Schettino, Direttore delle Relazioni Istituzionali Gamenet, ha invece affermato che “è necessario sedersi ad un tavolo, regolare il settore, trasformare un provvedimento che riunifichi la legislazione ad oggi frammentata. Ridare certezza. Va ritrovato un tavolo di regolazione, in cui l’esperienza dei Monopoli possa dare un contributo per trovare le soluzioni”. lp/AGIMEG

Rigillo (Studio Legale Sbordoni) “Il proibizionismo non paga, le limitazioni producono sul giocatore il risultato opposto”

“E’ di ieri la notizia della Direttiva Europea numero 18/08 nella quale il Parlamento europeo ha deciso che le limitazioni alla pubblicità possono essere attivate da Stati membri se sono ponderate e necessarie. Le misure adottate da uno Stato membro in relazione alla tutela dei consumatori, anche per quanto concerne la pubblicità al gioco pubblico, devono essere proporzionate all’obiettivo perseguito e ponderate. Le limtazioni dal punto di vista degli orari e delle distanze si scontrano con la normativa nazionale esistente. E’ dimostrato che il proibizionismo non paga assolutamente”. E’ quanto ha dichiarato all’Università di Salerno Livia Rigillo, avvocato dello Studio Legale Sbordoni, nel corso della tavola rotonda dal tema “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico”.
“Interessante uno studio svolto dall’università di Sidney sulle limitazioni orarie teso a dimostrare che le limitazioni producono sul giocatore il risultato opposto. E’ necessario un riequilibrio normativo: si venga a creare una normazione nazionale, regionale e comunale. Gli enti locali hanno il potere, ma lo devono fare in maniera ponderata. Una interessante sentenza del Tar veneto ha stabilito che l’intesa raggiunta in conferenza Stato-Regioni non avrebbe un valore cogente, in grado di determinare un obbligo inderogabile, ma non è possibile che a Roma si giochi in un determinato orario e in un paese vicino in un altro. Non c’è un accordo dal punto di vista della giurisprudenza. Il legislatore deve comprendere che è necessario un testo unico o raggiungere l’intesa”. lp/AGIMEG

Moresco (giornalista Repubblica): “Sono preoccupato dalla possibilità che si possa allargare il perimetro del gioco illegale”

“Qual è la strategia migliore per tutelare i giovani dal rischio di gioco patologico? Se ne è parlato nel corso della tavola rotonda dal tema “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico” presso l’Università di Salerno. “In questo momento – ha detto Gianluca Moresco, giornalista di Repubblica – in Italia il gioco è garantito. Dentro una sala o in un casinò (presenti solo al Nord) ci si può entrare solo se si è maggiorenni e per giocare online sono necessari carta di credito e codice fiscale. La tutela per quanto riguarda il gioco telematico arriva anche dal codice di autoregolamentazione. Se i giovani maggiorenni affrontano il gioco in modo sano non ci sono i problemi. Sono invece preoccupato dalla possibilità che si possa allargare il perimetro dell’illegale. Mi preoccupa l’ipotesi che si possa tornare alla giungla degli anni settanta e ottanta senza tutela per i giovani”.
“Il divieto del gioco ai minori – ha aggiunto Emilio Zamparelli (vice presidente nazionale STS-FIT) – è un obbligo e un dovere da rispettare. Avendo una concessione siamo tenuti a non offrire il gioco, proprio come accade per il fumo, ai minori. Un tabaccaio che non rispetta le regole perde la concessione. Riteniamo che sia necessario un percorso di educazione del giovane, per far comprendere cosa è il gioco responsabile e quali sono i rischi”.
Sulla stessa linea Gennaro Schettino (direttore relazioni istituzionali Gamenet), che sottolinea come la filiera del gioco legale sia in prima linea contro il gioco problematico.
“La filiera è vicina allo Stato per fare campagne di educazione e formazione e per confermare che siamo un perimetro di legalità e non solo sul tema del gioco, visto che chi ha una dipendenza da gioco spesso ha altre dipendenze. Confermo quindi: c’è la massima disponibilità da parte nostra”. lp/AGIMEG

Il PROGRAMMA – E’ iniziata la giornata dedicata al gioco dell’Università di Salerno. Nel pomeriggio a partire dalle ore 14.30 si terrà il consueto appuntamento con la tavola rotonda dal tema “Dalla modernizzazione al proibizionismo: la marcia indietro del gioco pubblico” moderata dal Direttore di Agimeg Fabio Felici con relatori Gianluca Moresco (giornalista La Repubblica), Gennaro Schettino (dir. relazioni istituzionali Gamenet), Emilio Zamparelli (vice pres. nazionale STS-FIT), Livia Rigillo (avvocato Studio Sbordoni). L’appuntamento annuale, promosso dall’Osservatorio internazionale sul gioco e dall’Università di Salerno (Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione), sarà l’occasione per analizzare alcuni aspetti degli italiani, dei giochi, delle scommesse e della ludopatia sulla base di alcune recenti analisi sui comportamenti di gioco basate su un campione rappresentativo di 1.517 italiani (tra i 18 e i 74 anni), tipologie di gioco maggiormente fruite dai consumatori, frequenza di gioco per tipologia di prodotto, tempo dedicato al gioco/alle scommesse settimanalmente. L’Osservatorio Internazionale sul Gioco (OIG) è un’Associazione di promozione sociale senza fini di lucro, fondata nel 2003 dal prof. Giuseppe Imbucci, docente di Storia contemporanea dell’Università di Salerno e pioniere degli studi sul gioco pubblico in Italia, scomparso nel 2005. L’Osservatorio propone e sostiene iniziative culturali, formative e di ricerca scientifica per la promozione della cultura del gioco sano, riconoscendo l’alto valore ricreativo e sociale di tale attività: a partire dalla conoscenza approfondita del settore, l’azione di ricerca lo vede collocato in prima linea nello studio delle dinamiche sociali, economiche, culturali e cliniche connesse al sostenuto sviluppo del comparto del gioco pubblico italiano ed estero, per orientare e suggerire linee di sviluppo responsabile del mercato, oltre che compatibili con l’indice di tollerabilità sociale. Si è tenuto, invece, nella mattinata il convegno di studi sul “Gioco pubblico e contesti sociali tra strategie resilienti e senso di responsabilità” nell’Aula delle Lauree “Gabriele De Rosa” presso l’Università degli Studi di Salerno. L’evento ha avuto inizio con i saluti del Rettore dell’Università di Salerno, Aurelio Tommasetti, del Direttore del Dipartimento di Scienze politiche, sociali e della comunicazione, Annibale Elia, del Direttore Generale della Banca Monte Pruno, Michele Albanese, del Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Salerno Danilo Petrucelli, del Presidente dell’Associazione Udicon Romano Ciccone. E’ stato moderato dal Vice Presidente dell’Osservatorio Internazionale sul Gioco Paolo Leone con la partecipazione di numerosi studiosi locali, nazionali, internazionali ed operatori del mondo del gioco pubblico: Felice Addeo, Università degli Studi di Salerno; Elisabetta Cesi, Università degli Studi di Salerno; Francesco Colzi, Università degli studi di Cassino, Ornella De Rosa; Università degli Studi di Salerno; Maria Letizia D’Autilia, Ricercatrice Istat; Adriano Giannola, Università di Napoli Federico II; Adele Minutillo, responsabile area formazione, Centro Nazionale Dipendenze e Doping Istituto Superiore di Sanità; Antonio Musio, Università degli Studi di Salerno; Francesco Polese, Università degli Studi di Salerno; Lorenzo Sacchetti, Osservatorio Internazionale sul Gioco; Giorgio Sandi, Presidente Ippica Nuova. L’evento si è concluso con la Cerimonia di consegna dei riconoscimenti del Premio “Giuseppe Imbucci” assegnato quest’anno alle seguenti personalità: Antonio Piccolo (Prorettore dell’Università di Salerno): sezione Premio speciale della Presidenza – per il suo pluriennale impegno profuso nel campo della cultura. Massimo Ruta (Chief Executive Officer Novomatic): sezione Impegno sociale e promozione culturale – top manager italiano dell’industria del gioco legale, è un pioniere del settore, un uomo lungimirante, capace di coniugare un rapporto empatico e diretto con i propri dipendenti, all’acutezza verso le strategie aziendali, mantenendo, come stella polare, il valore della legalità. Gianluca Vanucchi (Giornalista “Ansa”): sezione Gioco e comunicazione Per il suo impegno nella divulgazione a livello nazionale di una informazione, sul mercato del gioco, equilibrata e scevra da condizionamenti. Laura Campopiano (Direttore Business Development & Communications Snaitech) sezione Impegno sociale e promozione culturale – Come esponente del mondo del gioco pubblico ha posto la sua professionalità al servizio della promozione della cultura sana e ludica del gioco. cdn/AGIMEG