E dalle nervature della tavola sbucarono a sorpresa un paesaggio marino, uno stemma misterioso, persino un volto di Madonna vagamente manierista. La pandemia ha cristallizzato ogni attività, ma in una casa di Trapani una restauratrice ha continuato a lavorare. Claudia era incinta di cinque mesi all’inizio del lockdown, la pancia è cresciuta con le figure che emergevano dalla tavola: e ora che ha finito il restauro, ha anche dato alla luce la sua bimba. Il lavoro sulla “La Pietà con le sante Lucia e Agata” è un restauro eccezionale: uno dei pochissimi, forse l’unico, portato a termine durante l’emergenza. E ha riservato moltissime sorprese.
Il progetto è della Fondazione Le Vie dei Tesori, che ogni anno promuove il Festival che apre, mette in rete e racconta centinaia di siti in Sicilia e, fuori dallo Stretto, a Mantova: alla fine della manifestazione, la Fondazione ha chiesto ai suoi follower di scegliere tre tesori da restaurare, quest’anno con il sostegno di Lottomatica Holding. Viene avviata una votazione on line, e il pubblico seleziona tre beni tra i sei proposti. Alla fine, con circa diecimila voti (circa il 41,5 per cento dei partecipanti), l’olio su tavola della Cappella della Mortificazione, nel complesso dei Domenicani a Trapani, la spunta sugli altri concorrenti, seguito dalla cupola del campanile del convento del Carmine di Marsala (40,9 per cento dei voti) e dalle sfingi del Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo, dei quali si sta per avviare il restauro. Adesso il primo di questi tre restauri giunge al termine, proprio perché condotto in circostanze eccezionali, mentre tutto il mondo era fermo.
“Da sempre interpretiamo il nostro ruolo con responsabilità anche attraverso numerosi e importanti progetti a supporto della comunità di cui siamo parte – ha affermato Fabio Cairoli, presidente e AD Lottomatica Holding -. Ognuna di queste iniziative ci permette di condividere e raccontare i valori che guidano le nostre attività e ci legano alle radici culturali del Paese. Il patrimonio artistico italiano ha bisogno di essere conservato e valorizzato. E oggi siamo orgogliosi di aver contribuito al restauro di un’opera così importante a fianco delle Istituzioni nella salvaguardia e nel sostegno all’arte e alla cultura”.
“Quello dei restauri scelti dai cittadini è un progetto cui teniamo moltissimo – dice Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori – perché incarna perfettamente la mission della Fondazione: quella di rigenerare il senso di partecipazione delle comunità, di allargare e moltiplicare i pubblici della cultura usando il linguaggio della divulgazione, di trasmettere la memoria, di stimolare l’esigenza di conoscenza e di fruizione dell’immenso patrimonio della Sicilia e del nostro Paese. Il fatto poi che questo dipinto sia stato restaurato durante i tempi duri del lockdown, e per di più da una restauratrice in attesa di un bambino, ci ha dato uno straordinario senso di speranza e di continuità”.
Il progetto de Le Vie dei Tesori e dell’associazione Agorà, che è partner della Fondazione a Trapani, era quello di avviare un cantiere di lavoro aperto al pubblico, ma nessuno aveva fatto i conti con la pandemia che avrebbe fermato ogni attività. Per fortuna, al momento dell’emergenza, la tavola non si trovava già più nella sontuosa e minuscola cappella trapanese dove sarebbe stato impossibile lavorare, ma dal 14 febbraio – con il consenso della Sovrintendenza e della Diocesi di Trapani – era stato trasferito nello studio della restauratrice, Claudia Bertolino, che ha potuto quindi continuare la sua opera anche durante il lockdown.
Sotto le sue mani il dipinto di autore ignoto, realizzato tra il XVI e il XVII secolo, torna alla sua bellezza originaria. E la restauratrice scopre che sotto la pellicola pittorica, che in diversi punti è molto compromessa, esiste una tavola molto più preziosa. “Sembrava un dipinto interessante, seppure di fattura popolare – spiega Claudia Bertolino – e invece abbiamo scoperto una mano molto raffinata, per un’opera che non è di inizio ‘500 come si era pensato finora, ma della fine dello stesso secolo. Riporta anche un’iscrizione lacunosa in cui è nascosta l’identità dell’autore, ma la stanno studiando gli storici dell’arte. È di certo una tavola realizzata nella Sicilia orientale (dove è molto forte il culto delle sante Lucia e Agata), che ha dovuto sopportare dipinture e restauri molto invasivi, ora rimossi: durante l’intervento più antico sono stati rifatti di sana pianta i volti delle sante e quello della Madonna, che denuncia una mano più tarda. Un secondo restauro è del 1837 (c’è la data in calce) e ha insistito sulle figure. Ripulendo lo sfondo scuro, che appariva come un ambiente montano, sono sbucati fuori un paesaggio marino con pescatori e barche; e uno stemma misterioso, ‘cinque tavolini racchiusi in due quadranti, con gigli e un’aquila’, iscrizione che non esiste nell’araldica siciliana”.
Il restauro è stato completato e a breve l’olio su tavola tornerà nella Cappella: la Diocesi sta pensando a una presentazione pubblica proprio durante la prossima edizione de Le Vie dei Tesori, a settembre: Trapani parteciperà al Festival insieme con altre tredici tra città piccole e grandi. Per rinascere nella bellezza. cdn/AGIMEG