“Il teorema per cui l’offerta legalizzata di gioco d’azzardo sia un assoluto baluardo a quella criminale è smentito dai fatti: le mafie anzi usano l’offerta legale come cavallo di Troia”. Lo ha detto il senatore M5S, Giovanni Endrizzi, coordinatore del Comitato su mafie e azzardo della Commissione parlamentare antimafia, in un’intervista pubblicata oggi da Avvenire. Per Endrizzi però la soluzione non è vietare completamente il gioco: “Dobbiamo invece collaborare con gli operatori onesti per rendere più efficaci filtri interni”. Endrizzi contesta che le chiusure causate dal Covid abbiano favorito il gioco illegale: “Non ve n’è riscontro dalle relazioni della Guardia di Finanza. Si tratta, quindi, di analisi di parte. Collegare gli arresti e i sequestri del 2020 alle chiusure dello stesso anno, appare illogico: si tratta di indagini complesse”. E sottolinea che molte delle indagini condotte negli ultimi mesi “sono riferite a fatti risalenti al periodo pre-pandemia”. Il merito va in gran parte “all’aumentata pressione investigativa e dunque motivo di encomio”. Lo stesso XX Comitato Antimafia, in una relazione anticipata da alcuni giornali, sembra certificare che il mercato illegale abbia registrato una crescita vertiginosa: “Nel momento in cui questi rilievi sono stati condivisi in seno alla commissione si è convenuto di stralciare il punto che, va detto, era stato inserito come provvisorio e aperto a contributi. Non so come questa bozza interna ai lavori del comitato sia arrivata a certa stampa”. E contesta anche tutti i soldi che il circuito legale non ha assorbito a causa delle chiusure per il Covid siano poi stati incassati dagli operatori illegali: “Suppongo che nessuno abbia la contabilità mafiosa” osserva. E ancora, “affermare che il calo nella spesa di azzardo legale sia passata bellamente all’offerta criminale, significherebbe che siamo di fronte ad un popolo di potenziali delinquenti, oppure che vi siano costretti da uno stato di dipendenza patologica più grave ed esteso. Infine dovremmo ritenere che i controlli fossero totalmente inefficaci”. Spiega quindi che una parte dei soldi non spesi nelle sale fisiche “certamente è transitata sull’online, e una frazione di questa potrebbe essere stata intercettata dai siti illegali”. La maggior parte di questi soldi però “è fortunatamente rimasta in tasca alle famiglie”. E sulla proroga che la Regione Lazio ha accordato sul distanziometro: “Comprendo le difficoltà degli operatori onesti dovute alla pandemia, ma a supportare il settore deve intervenire lo Stato. La Regione deve tutelare la salute”. Endrizzi avrebbe preferito invece “una proroga a fronte di misure di calmierazione del rischio, come l’introduzione di limiti orari più stringenti su tutto il territorio regionale”. lp/AGIMEG