dal nostro inviato – Il gioco illegale in Italia, secondo stime della Guardia di Finanza, attrae puntate per circa 20 miliardi di euro l’anno. E’ il dato diffuso nel corso di un convegno che si sta svolgendo a Bologna, per evidenziare che la legge regionale che di fatto espelle il gioco favorirà il settore illegale. E questi andrà a scapito sia dei giocatori (visto che il gioco illegale non rispetta regole prestabilite, e non garantisce una quota determinata di vincite) sua del Paese (sfugge infatti a qualsiasi fonte di tassazione e non è fonte di occupazione regolare). Nel convegno, poi, si è evidenziato che l’offerta illegale copre in maniera trasversale l’intero comparto dei giochi: dalle scommesse (ADM ha stimato circa 5mila esercizi irregolari, a fronte di una autorizzata di 14mila punti), al gioco online (sono oltre 7mila i siti di gioco oscurati, e ogni anno si contano oltre 10 milioni di tentativi di accesso), per arrivare agli apparecchi (nel 2017, la Guardia di Finanza ha sequestrato 2.555 macchine irregolari). Nonostante il rischio che rappresenta il gioco illegale, le Regioni e i Comuni da anni stanno cercando di contrastare il settore legale con il sistema delle distanze. In sostanza le sale da gioco e le ricevitorie non possono insediarsi a meno di una certa distanza da una serie di luoghi sensibili, nella maggior parte dei casi si parla di 500 metri, anche se alcune Regioni – come Abruzzo e Liguria – hanno adottato una distanza “ridotta” di 300 metri. Inoltre hanno esteso a dismisura la lista dei luoghi sensibili, rispetto all’elenco che conteneva il decreto Balduzzi, varato dall’allora Governo Monti nel 2011. La conseguenza è che il distanziometro ha praticamente espulso il gioco lecito dai centri cittadini, in molto casi poi vengono applicate in maniera retroattiva ance alle attività già avviate, e ne mettono così a rischio la sopravvivenza. lp/AGIMEG