D’Orsa (sala giochi Palermo) ad Agimeg: “Da mesi chiediamo chiarimenti alla Regione Sicilia sulla legge regionale, ma troviamo solo indifferenza”

“All’abbandono non c’è mai fine. Ancora una volta il settore del gioco pubblico non viene preso in considerazione dalla politica e dagli organi preposti. Chi nel comparto vuole investire e fare le cose in regola, cercando di relazionarsi diligentemente e tentando di colloquiare con le istituzioni, trova solamente indifferenza e silenzio”. L’ennesimo caso di assoluta indifferenza nei confronti degli operatori del gioco pubblico, raccontato ad Agimeg, arriva da una Società con sede a Palermo costituita da imprenditori locali che hanno intenzione di operare nel settore del Gioco Lecito Legale.
“La società è costituita dal 2019, ha sede a Palermo, ed ha in cantiere il progetto di realizzazione un negozio di gioco comprendente ogni genere di offerta, con all’interno Slot, VLT e scommesse sportive”, racconta l’amministratore, Filippo D’Orsa. “Il primo progetto non è andato a buon fine, visto che il Comune di Palermo emanò un’ordinanza restrittiva in materia di distanziometro ed orari, che fu immediatamente impugnata da altri operatori del gioco pubblico vincendone anche il ricorso al Tar, quindi l’ordinanza fu abrogata, ma successivamente, ad ottobre 2020, la Regione Sicilia ha emanato la legge regionale che determina come tutte le attività in essere possano rimanere aperte fino alla naturale scadenza della concessione, a differenza delle nuove aperture che dovranno rispettare i 500 metri di distanza da luoghi sensibili come ospedali, scuole e, tra gli altri, anche le caserme. Per questo motivo – prosegue l’amministratore – abbiamo abbandonato il progetto iniziale, in quanto avevamo una chiesa a 350 metri, e quindi spostato i nostri interessi in un’altra location, ma vicina ad una delle case circondariali di Palermo.
Prima di concludere la trattativa, che richiede un investimento di alcune centinaia di migliaia di euro, abbiamo voluto premunirci inviando, a partire dallo scorso mese di febbraio, PEC agli enti coinvolti, ovvero il Comune di Palermo (SUAP), i Monopoli di Stato sezione distaccata di Palermo, alla Regione Sicilia, unitamente all’ARS, l’Assemblea Regionale Sicilia, chiedendo delucidazioni e chiarimenti, visto che nella legge regionale non si parla di case circondariali, se queste possano rientrare tra i luoghi sensibili, non essendo espressamente citate”.
“Dopo reiterati invii di richiesta di chiarimenti, abbiamo avuto una prima risposta da parte del Comune di Palermo, che ‘non’ ha ritenuto le case circondariali luoghi sensibili, in quanto non espressamente citate nella legge regionale. Successivamente ha risposto l’ Avvocatura della Regione Sicilia, affermando che l’ufficio è preposto solo se viene sollecitato dall’Ente per cui lavora – dunque la Regione Sicilia – e per questo motivo non ci è stata data alcuna risposta in merito. Ci ha poi risposto l’ADM di Palermo, chiarendo però subito che l’ufficio non ha competenze sulle normative locali e regionali, ma che a loro giudizio le case circondariali non sono luoghi sensibili, in quanto ‘mai’ nominate nelle varie leggi regionali, e tanto meno presenti nella legge regionale della Sicilia”.
“Siamo invece ancora in attesa della fondamentale risposta della Regione Sicilia: abbiamo inviato già sette lettere, non solo PEC, visto che l’ultima è stata una raccomandata cartacea spedita oltre che alla Regione anche al Tar Sicilia per conoscenza. Ma dopo 7 lettere – da giugno 2021 ad oggi – non abbiamo mai ricevuto risposta dalla Regione unico ente quest’ultimo che ha legiferato e che dovrebbe dare risposte. Ci chiediamo: dove è la trasparenza? Come fa un’azienda a lavorare in questo modo? Ci siamo mossi preventivamente chiedendo chiarimenti sul fatto che le case circondariali, non citate in elenco dei luoghi sensibili, possano essere ritenute tali, ma non abbiamo ricevuto risposta.
Il fatto è che sul tema ci sono due scuole di pensiero: la prima è che la casa circondariale non è presente nell’elenco, quindi il Negozio di Gioco può essere aperto, la seconda è invece che essendo ogni carcere d’Italia sede della polizia penitenziaria, è una caserma di fatto, e le caserme sono comprese nell’elenco luoghi sensibili, anche se non sono luoghi ‘aperti al pubblico’. Per questo motivo abbiamo chiesto chiarimenti, ma dopo oltre tre mesi la Regione Sicilia non ha ancora risposto, a dimostrazione della considerazione delle istituzioni nei confronti dei soggetti che operano nel settore del gioco pubblico e legale, ancora una volta considerati imprenditori di Serie B”, conclude D’Orsa. cr/AGIMEG