Cassazione: chi entra in una sala da gioco non viola la sorveglianza speciale

Chi è sottoposto a sorveglianza speciale può tranquillamente frequentare una sala da gioco, senza violare gli obblighi della misura preventiva. Lo stabilisce la Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso intentato da un uomo di Acri che – sottoposto appunto alla misura preventiva della sorveglianza speciale – si era visto condannare a 3 mesi di reclusione per essere entrato in una sala da gioco. La Cassazione però sottolinea che il destinatario deve “avere una percezione sufficientemente chiara del dato precettivo”, e quindi del tipo di locali che non può frequentare. “La descrizione deve cioè consentire di esprimere un giudizio di corrispondenza della fattispecie concreta a quella astratta basato su fondamenti ermeneutici certi e controllabili”. Ora, il decreto con cui l’uomo è stato sottoposto a sorveglianza speciale “non contiene, né avrebbe potuto legittimamente contenere una prescrizione tanto vasta e indeterminata – oltre che immotivatamente limitativa -da riferirsi all’accesso a ogni esercizio aperto al pubblico”. Oltretutto, una sala giochi, non “è parificabile ai luoghi invece pubblici ove si tengono pubbliche riunioni”. Il decreto invece cita, tra i locali interdetti, “bettole o osterie. Ma – sottolinea ancora la Cassazione – è evidente che si tratta di luoghi che, secondo le comuni nozioni e definizioni, hanno caratteristiche che non si addicono per nulla a quelle di un moderno locale per scommesse autorizzate”. rg/AGIMEG