I dati sull’aumento delle persone prese in carico presso i servizi Ausl di Bologna e provincia, presentati nei giorni scorsi dall’Osservatorio epidemiologico sulle dipendenze dell’Ausl bolognese, innegabilmente ci preoccupano e ci fanno pensare, nonostante il dato sulla dipendenza da gioco -se paragonato agli altri- risulta essere il più basso (239 è il numero di coloro che hanno fatto accesso ai servizi per dipendenza da GAP che, se paragonati ai 3700 totali rappresentano appena il 6,4%).
L’evidenza di tali numeri, oltre a non giustificare gli attacchi che sta subendo il settore del gioco legale, certifica la scarsa efficacia sul contrasto alla dipendenza da gioco delle misure previste dalla normativa regionale che, attraverso distanziometri retroattivi e limitazioni orarie, non hanno fatto altro che spostare l’utenza verso forme di gioco alternative -anche illegali- sancendo la chiusura di centinaia di attività legali (dall’approvazione della legge 5/2013 sono state chiuse oltre il 45% delle attività di gioco legale in Regione).
In ragione di ciò, sarebbe opportuno che la Regione Emilia-Romagna cambiasse approccio: piuttosto che portare avanti politiche proibizioniste che -oltre a far perdere posti di lavoro e introiti per l’erario- risultano inefficaci per il contrasto alla dipendenza da gioco, sarebbe meglio puntare a misure che privilegiano la prevenzione di questo fenomeno, dal momento che non sembrano mancare strumenti in questo senso.