Decreto Sostegni Bis, Confindustria: “Occorre continuare con misure di sostegno alla liquidità fino a che fatturati non avranno ripreso slancio”

“Confindustria aveva evidenziato, in occasione del Decreto Sostegni, la necessità di adeguare il contributo all’effettivo fabbisogno, adottando un meccanismo in grado di compensare le perdite effettive, tenendo conto, quindi, non solo del fatturato, ma anche dei costi sostenuti dalle imprese. Come accennato, va nella direzione da noi auspicata l’adeguamento del contributo non solo alle perdite di fatturato ma anche ai costi sostenuti dalle imprese. La misura, però, oltre che l’autorizzazione della Commissione europea, richiede ulteriori provvedimenti attuativi e ciò rischia di rallentarne l’operatività e, quindi, l’efficacia. Positivi gli altri interventi su alcuni costi fissi: i) un credito d’imposta per i canoni di locazione ed affitto di immobili ad uso non abitativo per i mesi da gennaio a maggio 2021; ii) l’esenzione della TARI per gli esercizi commerciali e le attività economiche colpite dalla pandemia; iii) la proroga sulla riduzione degli oneri della bolletta elettrica. Riguardo alla fiscalità locale, vorrei solo invitare il Parlamento a un’attenta riflessione sul modello di federalismo fiscale adottato in Italia, dove una Direttiva Europea in materia ambientale, un Regolamento attuativo e una circolare emanata da due Ministeri, il MEF ed il MITE, possono essere disattese dai Comuni italiani senza conseguenze giuridiche e politiche. Non è un buon viatico per l’attuazione del PNRR sulla sostenibilità da parte del nostro Paese. Inoltre, è stato opportunamente previsto il rinvio della plastic tax al 1° gennaio 2022. Sul punto, Confindustria ribadisce la necessità della completa eliminazione dell’imposta, al fine di tutelare gli operatori nazionali ed evitare ulteriori aggravi correlati con nuove imposte e nuovi adempimenti. Infine, sul fronte degli investimenti in beni strumentali, è positivo l’intervento correttivo che consentirà alle imprese, a prescindere dalla dimensione, di fruire in tempi più rapidi dell’incentivo: ci auguriamo che ciò costituisca un primo passo verso ulteriori interventi su queste misure, primo tra tutti quello relativo alla cessione dei crediti di imposta per gli investimenti in beni ordinari e 4.0”. E’ quanto ha sottolineato Confindustria in audizione alla Camera in relazione all’esame, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, recante misure urgenti connesse all’emergenza da COVID-19 (A.C. 3132). “La pandemia ha determinato due fondamentali problemi per la liquidità e la struttura finanziaria delle imprese. Anzitutto, il crollo del cash-flow, che si è bruscamente assottigliato in quasi tutti i settori (ad esempio, nell’abbigliamento da 2,7 miliardi di euro nel 2019 a -1,1 miliardi nel 2020). Infatti, la compressione dei fatturati dovuta alle restrizioni anti-Covid, a fronte di costi fissi, che non si riducono in egual misura e non vengono interamente indennizzati, riduce il margine operativo accrescendo il fabbisogno di liquidità. Senza misure adeguate, ciò può portare all’insolvenza, mettendo a rischio la sopravvivenza anche delle imprese che avevano bilanci solidi prima della crisi. Il crollo dei cash flow è aggravato, per le imprese industriali, dai rialzi nei prezzi delle materie prime che stanno facendo lievitare i costi degli input (+17,5% medio le commodities da ottobre a marzo) nonché dell’aumento dei prezzi, se non della carenza, dei container, mentre le imprese fanno fatica a ritoccare al rialzo i loro listini (+1,8% nello stesso periodo) nell’attuale contesto di domanda bassa. Il secondo problema per le imprese, strettamente connesso al primo, è che il maggiore ricorso ai prestiti bancari, con cash flow crollati, se ha consentito a molte di esse di rimanere in vita, ha accresciuto il loro debito bancario, indebolendone la struttura finanziaria. Per affrontare tali criticità, Confindustria ha più volte sollecitato interventi sia per prolungare e rafforzare le misure di sostegno alla liquidità già adottate, sia per creare le condizioni per irrobustire la struttura finanziaria e la patrimonializzazione delle imprese. Occorre quindi continuare con misure di sostegno alla liquidità fino a che i fatturati non avranno ripreso slancio e la loro ripresa non sarà consolidata. La revisione dovrà avvenire in modo graduale, per evitare un impatto depressivo sull’economia e minimizzare i rischi per la stabilità finanziaria nel lungo termine. Le nuove misure vanno in questa direzione, prorogando al 31 dicembre 2021 le sospensioni dei rimborsi dei finanziamenti prevista dal DL Cura Italia e il regime speciale di concessione di garanzie da parte del Fondo di Garanzia per le PMI e di Garanzia Italia di SACE. È poi previsto, in linea con le sollecitazioni di Confindustria, l’allungamento da 6 a 10 anni dei tempi di restituzione dei finanziamenti garantiti, subordinato all’autorizzazione della Commissione europea. Questa misura – lo ricordiamo – è cruciale perché solo così è possibile alleggerire gli oneri finanziari annui delle imprese e creare spazi in bilancio per effettuare nuovi investimenti. È pertanto essenziale che l’autorizzazione comunitaria arrivi nel più breve tempo possibile. Contestualmente, si dovrà verificare la possibilità di intervenire sulle regole europee sugli aiuti per ottenere, in particolare per i settori più colpiti, un ulteriore allungamento dei prestiti garantiti. Accanto a questa misura positiva va invece segnalato che, per le nuove operazioni delle PMI e delle midcap, la percentuale di copertura della garanzia del Fondo viene ridotta dal 90% all’80%. Sarebbe invece opportuno, considerato il perdurare di condizioni di difficoltà per le imprese, lasciare invariata tale copertura. Inoltre, viene eliminata la possibilità, per le midcap con numero di dipendenti inferiori a 250, di accedere alla garanzia gratuita del Fondo. Tali imprese potranno accedere solo alla garanzia di SACE. Si tratta di una previsione negativa, perché abolisce una delle misure di maggior successo del DL Liquidità, che aveva consentito a imprese di dimensioni piccole, ma che per via di rapporti di gruppo non rientrano nella definizione comunitaria di PMI, di contare su uno strumento di accesso al credito particolarmente efficace. Peraltro, tale disposizione riguarda anche le operazioni che, alla data di entrata in vigore del DL, erano state presentate al Fondo, ma non ancora deliberate. Ciò contraddice elementari esigenze di certezza giuridica ed è, quindi, un vulnus da sanare con tempestività, evitando di danneggiare le imprese. Positivo anche l’incremento di 1 miliardo del Fondo di liquidità per il pagamento dei debiti della PA, in quanto contribuisce all’ulteriore smaltimento dei debiti maturati nei confronti del settore privato. Inoltre, in linea con le richieste di Confindustria, e con l’obiettivo di allentare le tensioni finanziarie delle imprese, assicurando loro una maggiore liquidità, il Decreto: i) modifica le regole di emissione delle note di variazione in diminuzione, per consentire il recupero dell’IVA versata sui crediti non riscossi; ii) favorisce le operazioni di smobilizzo dei crediti tributari, innalzando a 2 milioni di euro, per il 2021, il tetto alle compensazioni orizzontali; iii) proroga l’operatività, nell’ambito del Temporary Framework, del Patrimonio Destinato di CDP; iv) rafforza le garanzie pubbliche a sostegno delle emissioni di obbligazione da parte delle PMI. Al fine di incentivare la capitalizzazione delle imprese sono stati, altresì, ampliati i limiti temporali della disciplina di favore per le aggregazioni aziendali realizzate mediante fusione, scissione o conferimento, nonché introdotta una serie di rafforzamenti alla disciplina dell’ACE per il 2021. Tali interventi, pur positivi, non hanno un impatto determinante sulle imprese industriali e, nella particolare fase economica in atto, sarebbero stati di maggiore impatto interventi a compensazione integrale delle perdite fiscali o forme di carry-back (anche alla luce delle recenti posizioni espresse a livello europeo), nonché l’introduzione di un incentivo fiscale vigoroso per le imprese che
aumentino il proprio capitale e per i privati che investono in tali imprese”, ha concluso. cdn/AGIMEG