Il decreto legislativo che serve a stabilire le norme per la riorganizzazione del settore dei giochi, inclusi quelli online, uscito dal Consiglio dei Ministri a dicembre, stabilisce il costo di ogni concessione a 7 milioni di euro, con massimo 5 concessioni per ciascun operatore. Un rincaro che preoccupa i piccoli e medi bookmakers, quelli con meno disponibilità economica, e che favorirà, certamente, le multinazionali dell’azzardo. Vediamo cosa accadrà.
Il decreto legislativo, in conformità con l’articolo 15 della legge n.111 del 9 agosto 2023, stabilisce che il costo per ogni concessione sarà di 7 milioni di euro, con un limite massimo di 5 concessioni per operatore.
I migliori bookmakers AAMS, dunque, si trovano a fronteggiare un aumento del costo della licenza che modifica un po’ il panorama dell’azzardo in Italia. Già i rumors, venuti fuori a fine settembre di quest’anno, parlavano di un massimo di 40 operatori per un costo totale di 240 milioni di euro, i ricavi delle licenze. Conseguenza di ciò è che, tra gli altri, i bookmakers su SitiScommesse avranno il loro bel da fare nel fronteggiare il costo di una licenza così elevato considerato anche l’aumento dell’aliquota fiscale che passa dal 22 al 26% per un’entrata aggiuntiva di 70 milioni. Manovra questa che, ovviamente, non compromette l’operato delle multinazionali dell’azzardo ma i siti scommesse sportive e i casinò online di media o piccola gittata. Saranno, infatti, certamente le piattaforme più piccole a dover fare i conti con un bilancio già gravato da un costo importante per la concessione e da tasse sempre più alte.
Siti scommesse online: un affare da centinaia di milioni di euro
Le scommesse online sono, per tradizione, una passione italiana. Se pensiamo, infatti, anche solo al successo di Totocalcio e Totip possiamo comprendere, in maniera netta, quanto questo tipo di azzardo sia apprezzato e popolare nel nostro paese. Parliamo di centinaia di milioni di euro al mese anche se, nello scorso mese di ottobre, c’è stato un netto calo della spesa mensile con -56,6%. Un calo, però, che non preoccupa gli esperti che lo vedono come fisiologico viste le soste per le qualificazioni europee delle nazionali di calcio.
Per i casinò online, il mese di ottobre, invece, è stato un mese in crescita, con il 17% in più rispetto all’anno passato. La spesa mensile, infatti, è stata di 210 milioni di euro contro i 180 del 2022 con un aumento anche della raccolta che passa dai 4,6 miliardi di ottobre 2022 a circa 5,3 miliardi di ottobre 2023.
Una vera e propria industria, quella del gioco, che aveva bisogno di una riorganizzazione, questo è evidente. Ma, in tempi non particolarmente felici dal punto di vista economico, sono tanti i siti scommesse italiani a evidenziare le criticità della nuova regolamentazione. Sembra, infatti, che tra tasse e licenze, il costo sia diventato esorbitante rispetto a paesi, come Malta e Macao, in cui il gioco d’azzardo è altrettanto regolamentato ma a costi molto più contenuti. Quello di cui si lamentano gli operatori, infatti, è proprio il fatto di dover controbattere agli operatori esteri (sempre più presenti in Italia) con licenze italiane che, evidentemente, hanno oneri molto più alti degli onori.
Mettiamola così: se i migliori siti scommesse avessero davvero difficoltà nel poter acquisire una concessione così costosa è fattibile immaginare un futuro in cui le piattaforme estere avranno vita più facile nel nostro paese? Assolutamente sì, con buona pace di tutti coloro che, negli ultimi anni, hanno permesso il boom del gioco digitale, di sicuro il preferito dagli appassionati. Certo, questa riorganizzazione farà molto discutere, cosa accaduta già prima che venisse anche solo presentata al Preconsiglio. Ma, d’altronde, un giro d’affari così enorme è terreno fertile per tante situazioni non particolarmente chiare. Meglio, dunque, porre una serie di paletti che permetteranno, solo agli operatori davvero interessati, di poter lavorare in Italia con licenza italiana. lp/AGIMEG