“Lavoro da 33 anni nel mondo del gioco in Italia, ho visto nel tempo il passare dall’automazione delle schedine del totocalcio, totip and co. allo sviluppo dei software per lo sviluppo della sistemistica applicata, dall’assistenza completa delle attrezzature in ricevitoria fino ad arrivare ad internet: la grande trasformazione dei giochi sviluppati e introdotti in rete”. Così, scrive Massimiliano Casella (Ceo di Microgame) su Facebook, in riferimento agli effetti del decreto dignità sul mercato del Gaming.
“Con orgoglio, non so quanti lo sappiano, posso dire che siamo la prima nazione al mondo ad aver adottato un sistema di concessioni interamente controllato, tracciato e monitorato, in real time, dallo Stato/Sogei. In questo modo chi gioca troppo può essere bloccato, cosa che già facciamo e, soprattutto, nessun minorenne è presente nelle piattaforme online di gioco legale. Cosa che non avviene nelle miriadi di offerte di giochi, giochetti e giocherelli che possono essere scaricati dalle varie app a disposizione dei telefonini, associate ad una relativa carta prepagata anonima, che ogni nostro figlio minorenne può tranquillamente acquistare, rimanendo invischiato in un vorticoso giro pazzesco di transazioni token, vite, oro, punti etc per poter proseguire nel gioco e per passare di livello in livello. Un can can senza fine, con la benedizione dei sistemi di pagamento delle nostre banche che, quando invece ti rivolgi per poter richiedere fideiussioni e rapporti di conto corrente, ti dicono che non possono intrattenere rapporti con chi si occupa di gioco, anche se legale, perché il loro codice etico non lo permette.
È pazzesco: noi siamo Concessionari dello Stato, coloro i quali lo Stato ha delegato a fare, in modo chiaro e trasparente, la raccolta del gioco a distanza per le loro casse e, già solo per questa definizione, dovrebbero ascoltarci e prendere spunto dalla nostra esperienza, visto che anche grazie a noi in questi anni la piaga del gioco criminale è stata fortemente arginata. Abbiamo combattuto tutti insieme il gioco illegale e indirizzato i giocatori verso i Concessionari legali dello Stato, quelli che pagano realmente le vincite ai giocatori italiani, le tasse in Italia e all’Italia e, cosa da non dimenticare, creano molti posti di lavoro.
Solo la mia azienda ne conta circa 130, provenienti quasi tutti dal Sud e in maggioranza laureati.
Abbiamo sempre accolto con favore le regolamentazioni che cambiavano di governo in governo, nella logica di una sempre maggiore trasparenza e beneficio per i nostri utenti, nel rispetto delle istituzioni e confrontandoci per dare il nostro contributo affinché tutto il sistema gioco migliorasse.
Ora tutto mi sarei aspettato tranne che vedere il gioco legale e i Concessionari dello Stato trattati dallo Stato stesso come degli appestati, dei personaggi con i quali è meglio non avere a che fare. Ma come finora non abbiamo lavorato per lo Stato? O forse gli attuali politici prima di andare al governo risiedevano all’Estero e non se sono mai accorti?
Questo proprio non lo digerisco, non mi va giù.
Io continuo a camminare a testa alta, forte della mia competenza come tanti partner e competitor del nostro settore.
Mi aspetterei da questa classe politica, che parla di rinnovamento e come avvenuto in passato, di avere la possibilità di affrontare in modo serio il problema ludopatia di cui ora ci incolpano senza se e senza ma i Concessionari dello Stato e di cui sembriamo gli unici, diretti responsabili e colpevoli: tutti, senza alcuna distinzione.
Bisogna trovare insieme delle soluzioni, lavorare fianco a fianco: vorremmo confrontarci non opporci alle loro decisioni di governo del settore.
Tuttavia mi rendo conto che se il nostro interlocutore è cieco e sordo perché ne fa una battaglia elettorale e trova in noi sempre quelli che finora hanno lavorato per lo Stato – dei “mostri” che hanno provocato la ludopatia in Italia, non posso che rimanere basito, amareggiato e preoccupato per i miei dipendenti, clienti e utenti.
Non era meglio allora abolire, proibire il gioco tout court? Cancellarci con un colpo di spugna?
Alla luce del nuovo decreto, da professionista del mio settore, mi domando: chi informerà i giocatori delle novità del settore? Dei marchi e dei brand legali? Chi farà informazione anche sulla ludopatia? E su cosa si farà o si potrà fare? E vietare la pubblicità del gioco via web significa chiudere i siti di gioco legali che sono il solo mezzo attraverso il quale i Concessionari del gioco a distanza possono svolgere l’attività delegata dallo stato?
Leggo che lo Stato vieta tutta la pubblicità e che, nel contempo, per recuperare i mancati introiti derivanti dalla pubblicità, tassa le vincite delle slot machine… cioè ridurre ancor di più le vincite di quei giocatori che proprio lo Stato ritiene a maggior rischio ludopatia… È questa la brillante soluzione per arginare questo triste fenomeno?
Vorrei una volte per tutte chiarire un punto nodale di questa vicenda: chi ha una concessione non si arricchisce se i suoi utenti si ammalano o si rovinano per giocare. Noi per primi sappiamo che il nostro settore, le nostre aziende crescono se tutti giocano 1 euro, non se pochi si vendono la casa per giocare. Se qualcuno ci interpellasse, potremmo spiegarglielo, numeri, conti e business plan alla mano”, continua Casella, “Io non ci sto e propongo a tutti i concessionari dello stato il fermo di tutte le attività per 24/48 ore e la pubblicazione sui nostri siti legali della scritta #vogliamoessereascoltati perché è un nostro diritto che le istituzioni non possono negarci. Le nostre competenze devono e possono essere utilizzate a favore di una migliore regolamentazione del gioco. Le porte in faccia non aiuteranno né i ludopadici né un settore con tanti posti di lavoro né le casse dello Stato né tantomeno i giocatori che trovano nel gioco legale una forma di puro intrattenimento e che, sbandati e confusi, potranno cadere vittima delle organizzazioni criminali che torneranno, come negli anni passati, a creare danni economici e a portare tanti soldini nelle casse delle Mafie. Altro che ludopatia” mo/AGIMEG