Ddl Conti corrente, Guerra (sottosegretaria MEF) critica l’idea del conto di base per risolvere i problemi degli operatori dei giochi con le banche

La sottosegretaria al MEF Maria Cecilia Guerra boccia la proposta del conto di base – nel corso dell’esame sul ddl che detta disposizioni sul Rapporto di conto corrente, attualmente sottoposto all’esame della Commissione Finanze del Senato – visto che lo strumento non offre garanzie nel caso il correntista sia sottoposto a indagini connesse al riciclaggio; secondo la Guerra piuttosto è necessario trovare uno strumento diverso caratterizzato da maggiori limitazioni.

La proposta di fare ricorso al conto di base l’aveva avanzata con un emendamento il relatore del ddl, il senatore Marco Perosino (FIBP-UDC) anche per risolvere i problemi che gli operatori di gioco hanno ad aprire un normale conto corrente bancario. L’emendamento – che comunque deve essere ancora votato – prevede che banche e Poste Italiane debbano aprire un conto base a chi ne fa richiesta, dopo aver effettuato la “adeguata verifica della clientela ai sensi degli articoli 17 e seguenti del decreto legislativo n. 231 del 2007 – in tema di riciclaggio, NdR – salvo l’applicazione dell’articolo 42 del citato decreto n. 231. In caso di rifiuto del cliente di tale offerta, da comunicare entro trenta giorni, il contratto di conto corrente si intende rescisso”. Presentando il testo, il sen. Perosino aveva detto che Criga e Get Network “due realtà che rappresentano più di cento imprese operanti in Italia nel settore dei giochi pubblici” hanno trasmesso una nota scritta per manifestare “apprezzamento per la soluzione individuata”.

Nel corso dei lavori di ieri, la sottosegretaria Guerra ha invece spiegato che “il conto di base, grazie ai suoi bassi costi, che includono anche un certo numero di operazioni, è stato previsto per favorire la cittadinanza finanziaria e l’inclusione sociale dei meno abbienti”. Non è tuttavia uno strumento idoneo “a perseguire le finalità del provvedimento, che riguarda anche persone sottoposte a indagini per il reato di riciclaggio”. E ha spiegato che “il conto di base non pone limiti al suo utilizzo, se non quello di includere nel canone un certo numero di operazioni, oltre il quale impone ulteriori costi”, e non “garantisce in caso di persona sottoposta a indagini per riciclaggio”. Ha però riconosciuto che è necessario “trovare una soluzione a un problema che concerne diverse persone che hanno bisogno di un conto corrente per ricevere lo stipendio o effettuare operazioni bancarie, anche alla luce delle diverse norme che hanno limitato l’uso del contante”. E ha suggerito quindi “di individuare un altro tipo di conto corrente che abbia dei limiti rispetto al conto base, così da contemperare il diritto alla cittadinanza finanziaria con il pieno rispetto delle norme”. lp/AGIMEG