“Nei confronti del settore del gioco continua ad esserci una grande discriminazione da parte di tutti gli enti statali. Veniamo considerati solamente quando c’è da prendere denaro, ma non siamo riconosciuti come attività lavorativa”. E’ l’amaro sfogo di Fabio Da Re, Ceo di Replatz, che commenta ad Agimeg l’ultimo bando emanato dal Comune di Bassano del Grappa (VI), che esclude dallo sconto Tari e dai contributi a fondo perduto – per le attività che hanno subìto cali di fatturato nel periodo marzo-maggio 2020 – le sale giochi e le agenzie di scommesse. “A Bassano abbiamo un’agenzia di scommesse, trovo assurdo che le aziende che lavorano nel settore del gioco pubblico siano equiparate ad evasori, a soggetti economici che non risultano in regola con i pagamenti dovuti al Comune o che si trovano in stato di scioglimento o liquidazione. Le cifre di cui stiamo parlando, tra l’altro, sono minime, nell’ordine di 500 euro di sgravi, ma è un segnale forte di discriminazione, tanto più per aziende che a causa del lockdown hanno dovuto chiudere per mesi, essendo state tra le prime a dover serrare le saracinesche e le ultime a riaprirle. Per noi il contributo ha valore simbolico, mi dispiace per i ragazzi che lavorano con noi in agenzia, il nostro non viene considerato un lavoro. Eppure – ricorda Da Re – oltre a pagare le tasse abbiamo ogni tipo di autorizzazione, versiamo i canoni di concessione, rispettiamo tutte le regole e per questo vogliamo essere considerati come una qualsiasi altra attività commerciale. Questa discriminazione a mio giudizio è immotivata, senza contare che il nostro settore è già stato colpito dalle misure del Comune, che quando potevamo raccogliere gioco ci ha imposto fasce orarie 10,30-13 e 15-20. Inoltre siamo stati l’unica categoria che sotto lockdown è stata colpita da un nuovo aumento di tassazione, quella sulle scommesse. Nonostante tutte queste difficoltà, a settembre avevamo ricominciato a rialzarci, anche grazie al riavvio dei campionati, ma questo secondo lockdown ci taglia le gambe. Purtroppo credo che la metà delle agenzie a livello nazionale non riuscirà più a riprendersi. Quello che chiediamo è rispetto per il nostro lavoro, altrimenti se lo Stato vuole chiuderci rinunci anche gli 11 miliardi di euro l’anno che il settore garantisce alle casse erariali”, ha concluso Da Re. cr/AGIMEG