Rapporto CGIA Mestre sul settore del gioco legale: “In Piemonte attività del comparto a forte rischio. Riduzione di fatturato tra il 40% e il 46%”

“Nel corso del 2020 l’emergenza pandemica da COVID-19 ha determinato una situazione di crisi internazionale molto grave. L’incertezza che si è creata, il blocco del commercio internazionale, i provvedimenti adottati di sospensione dell’attività e di restrizione nella circolazione delle persone hanno fatto sì che, nonostante le somme messe a disposizione si sia determinata una terribile crisi economica. Per il 2020 guardando al nostro Paese, le previsioni indicano una caduta del PIL attorno al 10% (non era mai accaduto), i consumi delle famiglie si contraggono del 9% e gli investimenti del 13%. Si sono persi circa 500 mila posti di lavoro, legati soprattutto al mancato rinnovo di contratti a tempo determinato e a mancate assunzioni”. E’ quanto afferma un rapporto della CGIA di Mestre in merito agli effetti del Covid-19 sull’economia e sul settore del gioco legale in Piemonte, in un webinar organizzato dall’associazione Astro e dalla Sapar. “La sospensione delle attività, stabilita con DPCM, non ha avuto la medesima durata per tutti i settori. Il comparto del gioco è tra i settori economici che hanno subito il più lungo periodo di sospensione dell’attività. A maggio 2020 la maggior parte degli esercizi commerciali hanno ripreso la loro attività, ma non le Sale Gioco, per loro la chiusura si è prolungata ben oltre. Inoltre – prosegue il rapporto -, il DPCM del 24/10/2020 ne ha previsto di nuovo la chiusura, dal 26 ottobre, mentre il successivo DPCM del 3 novembre ne ha prolungato la chiusura (per tutto il territorio nazionale) sino al 3 dicembre. Per avere un’idea dei danni economici che l’emergenza COVID ha causato per il comparto del Gioco Lecito in Piemonte, si considerano due scenari: Uno scenario ottimistico, in cui si ipotizza 138 giorni di chiusura (quelli già previsti sino al 3 dicembre); Uno scenario pessimistico, in cui si ipotizza 166 giorni di chiusura (nell’ipotesi in cui le imprese del settore rimangano chiuse sino alla fine del 2020). Se si considera il 2015 come anno base, si possono osservare le rilevanti tensioni a cui è stato sottoposto il settore. Nello scenario ottimistico, il fatturato da 100 si è ridotto a 33, in quello pessimistico a 30. Invece, se si prende in considerazione il 2019, nello scenario ottimistico la riduzione del fatturato medio è del 40%, mentre quello pessimistico raggiunge il 46%. La grave emergenza sanitaria e i conseguenti provvedimenti di contenimento, hanno determinato una grave e generalizzata crisi economica. Il settore del gioco lecito, già provato dai continui e incessanti inasprimenti fiscali, da norme restrittive a livello locale, è tra quelli per i quali prevedono i più lunghi periodi di sospensione. Nel 2020 il fatturato degli operatori si fortemente ridotto, mentre sono numerosi i fattori di criticità che ne mettono a forte rischio la continuazione dell’attività: forte incertezza per il futuro, legata non solo (come per tutti gli operatori) alla situazione economica, ma anche ai provvedimenti regionali che li costringono a chiudere nel momento in cui non rispettano le distanze da luoghi sensibili; impossibilità di coprire i costi fissi, data la contrazione del fatturato senza precedenti; obbligo di investire nella propria azienda considerato che gli apparecchi devono essere adeguati alle variazioni del PREU e del PAYOUT, e la difficoltà di ottenere finanziamenti dagli Istituti di Credito. In questo contesto – conclude il rapporto -, il rischio è che le imprese, che fino a questo momento hanno resistito, decidano di cessare la propria attività”. ac/AGIMEG