10 marzo-10 aprile 2020: un mese di Italia in “zona rossa”. Dalla chiusura bar, sale giochi, scommesse e Bingo, Lotto e Superenalotto all’attesa per la Fase 2. Dal 4 maggio i giochi potrebbero ripartire con modalità ed in regioni diverse

Esattamente un mese fa, il 10 marzo scorso, scattava in Italia la ‘zona rossa’ a seguito del crescente diffondersi dell’epidemia coronavirus. Dopo il divieto di uscire di casa, se non per comprovate necessità, e di mantenere il distanziamento sociale inizialmente previsto per i focolai lombardi e veneti, i primi a essere colpiti dal Covid-19, il Premier Conte decide di estendere la zona rossa a tutta l’Italia, inibendo ogni tipo di attività in gran parte degli esercizi commerciali tra cui bar – al cui interno sono presenti le slot – centri scommesse, sale giochi, sale bingo e sale dedicate (Vlt). Due giorni dopo, nel nuovo Dpcm recante ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 sull’intero territorio nazionale, firmato dal Premier Conte e valido dal 12 marzo, si specifica che “allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus  sono sospese, sull’intero territorio nazionale, le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie”, ricordando che “deve essere in ogni caso garantita la distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Sono sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar e ristoranti)”.

Il 21 marzo, un sabato, l’ultimo concorso del Lotto e del Superenalotto, un’ulteriore stretta sui giochi a seguito dell’emergenza coronavirus. Con decreto direttoriale dell’ADM viene sospesa a tempo indefinito la raccolta di Lotto e Superenalotto, sia sulla rete fisica delle tabaccherie sia online. Per dare l’idea della portata di queste misure, va ricordato che neanche nelle due guerre mondiali il gioco del Lotto fu mai fermato completamente.

A seguito del Consiglio dei Ministri del 24 marzo, via libera al nuovo decreto-legge sulle misure urgenti per fronteggiare l’emergenza da Coronavirus. Nel testo viene confermata la chiusura di sale giochi, scommesse e bingo e lo stop a Lotto e Superenalotto, per periodi predeterminati, ciascuno di durata non superiore a trenta giorni, reiterabili e modificabili anche più volte fino al termine dello stato di emergenza, fissato al 31 luglio 2020.

Il 30 marzo il Premier Conte afferma che “la chiusura delle attività non potrà prolungarsi troppo, ma la ripresa sarà lenta e scaglionata”. Nella scaletta degli esperti sulle possibili priorità per le riaperture, il settore del gioco arriva dopo quello delle imprese della filiera alimentare e farmaceutica, della meccanica e logistica, negozi di abbigliamento), con ristoranti, bar, sale giochi e scommesse, cinema e teatri che potranno riaprire prima di centri estetici e parrucchieri.

Il 31 marzo il colpo di grazia per il settore del gioco: scatta infatti la sospensione della raccolta (sino a provvedimento di revoca, in base all’andamento del contenimento dell’epidemia) di tutti i giochi rimasti ancora attivi (10eLotto, Million Day, Winforlife, Vincicasa e scommesse su eventi sportivi e non e simulati) presso le tabaccherie tranne il Gratta e Vinci. La decisione, che segue la chiusura totale di Lotto e SuperEnalotto, unici due concorsi non praticabili anche nella versione online, è stata presa “per adottare ogni misura finalizzata al contenimento del contagio assicurando i servizi essenziali in materia di giochi, quali le funzioni di controllo”.

L’emergenza Coronavirus ha iniziato subito farsi sentire in maniera importante sulle casse dell’Erario. In particolare un “buco” consistente per il Fisco è quello derivante da benzina e slot e giochi vari. Queste due voci garantiscono infatti da sole quasi il 10% delle imposte incassate dallo Stato. Un colpo duro all’Erario arriva soprattutto dalla chiusura di tutte le attività di gioco (ad oggi rimangono aperti solo alcuni giochi online ed il Gratta e Vinci in tabaccheria). A marzo 2019 il settore aveva prodotto entrate per il Fisco per 1,2 miliardi, cifra ampiamente decurtata a marzo di quest’anno per la chiusura di tutte gli esercizi commerciali che ospitavano le slot, delle sale dedicate, dalle sale scommesse e bingo e dalla chiusura di tutti i giochi numerici in ricevitoria, come Lotto, SuperEnalotto, 10eLotto ed Eurojackpot.

Secondo un’elaborazione Agimeg su dati ADM, dalle 4 regioni più colpite (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna) si prevede un “buco” per l’Erario che potrebbe raggiungere i 4 miliardi di euro per mancate entrate dal gioco. In termini assoluti, la Lombardia – la regione più colpita e che proprio a causa dell’emergenza sanitaria sarà probabilmente tra le ultime a poter riaprire le proprie attività – è il maggiore ‘contribuente’ per l’erario italiano, con quasi 1,8 miliardi l’anno derivante dal settore dei giochi, pari al 18% del totale nazionale, secondo elaborazioni dell’agenzia Agimeg su dati ADM. In questa speciale classifica il Lazio è in seconda posizione con oltre 926 milioni di euro (9,3%del totale), seguito dalla Campania che sfiora 821 milioni (8,3%). Le altre due regioni maggiormente colpite dal coronavirus, Veneto ed Emilia Romagna – per le quali molto probabilmente i tempi di apertura saranno più lunghi, così come per la Lombardia – si trovano nella top five delle regioni che più contribuiscono alle casse erariali, rispettivamente con 760 e 748 milioni di euro. Subito dopo troviamo altre due regioni duramente colpite dal Covid-19, Toscana e Piemonte, che annualmente destinato oltre mezzo miliardo di euro allo Stato (rispettivamente 573 e 557 milioni di euro). Anche se dovessero ripartire in tempi breve (sempre ammesso che tutte abbiano la forza economica per ripartire), ci vorranno mesi per almeno riavvicinarsi agli incassi pre-emergenza e questo  comporterà perdite erariali comunque importanti. Se le quattro principali regioni del Nord che rappresentano il 45% del Pil italiano non riusciranno a ripartire nel breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia. La prima a rimettersi in moto potrebbe essere il Veneto. Sono oltre 10mila le imprese della regione che hanno richiesto di riaprire attraverso la deroga. Il Governatore Zaia, oltre all’attenzione ai dati sanitari, ha più volte dichiarato la necessità di una rapida riapertura delle aziende venete per i gravi danni che sta subendo l’economia locale. Il Veneto quindi potrebbe essere in prima linea già dopo Pasqua, ma soprattutto potrebbe essere tra le regioni con il più alto numero di riaperture a partire dal 4 maggio, data ipotizzata per la partenza della Fase 2. Più complicato il percorso della Lombardia, la regione più colpita dall’emergenza Coronavirus, anche se girano voci di possibili riaperture riguardanti le aziende lombarde. Stesso discorso per Emilia Romagna e Piemonte, che insieme alle due regioni sopra citate vantano il triste record di zone dove il Covid-19 ha avuto il maggiore impatto. Tralasciando le poche aperture che probabilmente saranno autorizzate dal 14 aprile, a maggio potrebbero vedere aperte più attività regioni dove l’impatto dell’emergenza sanitaria è stato meno forte, come Umbria e Basilicata. C’è molta attesa per come verranno trattate le imprese di gioco. I primi a ripartire allo scattare della Fase 2 dovrebbero essere Lotto e SuperEnalotto. Con i tabaccai attivi, riaprire Lotto e SuperEnalotto non comporterebbe delle grandi difficoltà. Per questo, secondo quanto appreso da Agimeg, dopo il ponte del 1° maggio i due concorsi potrebbero essere i primi a vedere la luce. Ovviamente per giocare al Lotto e SuperEnalotto varrebbero le regole del distanziometro sociale e del contingentamento delle entrate in tabaccheria. Con le stesse regole ad aprire successivamente potrebbero essere le sale scommesse, con divieto di permanenza nella sale ed entrata contingentata a seconda dei terminali a disposizione. Più avanti si potrebbe ricominciare a poter frequentare sale Bingo e e forse le sale slot/vlt (in entrambi i casi previsto l’adattamento delle sale a per mantenere la distanza tra le persone). La “riaccensione” delle slot negli esercizi commerciali come i bar è invece ancora un punto interrogativo. Nei bar si potrebbe poter prendere un caffè, sempre rispettando il distanziometro sociale, ma forse non giocare subito alle slot. Ma su questo punto bisognerà vedere quali saranno al momento della decisione i dati di contagio e quindi potrebbe essere possibile anche riaccendere qualche macchina in modo da poter garantire la distanza di un metro tra gli avventori. Comunque l’attività dei bar e scollegata da quelle delle imprese di gioco. Il primo mese di “Italia zona rossa” è già costata circa un miliardo di euro allo Stato di mancati introiti da sale scommesse, bingo, slot, etc. lp/AGIMEG