“I corner di gioco non sono specificamente indicati: il DPCM parla infatti di attività di sale scommesse. Il decreto non sembra dunque al momento riguardare i corner, che potrebbero rimanere aperti e raccogliere gioco”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg l’avvocato Stefano Sbordoni, commentando il DPCM firmato nel weekend dal Premier Conte, che va a toccare sale scommesse, sale dedicate, bingo, ma non specificamente i corner all’interno di attività come bar o tabacchi. “Tuttavia, come Segretario Generale Utis (Unione Totoricevitori Italiani Sportivi) – ha aggiunto Sbordoni – devo evidenziare anche una questione di opportunità sulla chiusura della raccolta nelle agenzie. Considerando gli stringenti protocolli debitamente rispettati dagli operatori sarebbe stato forse il caso di mantenere gli esercizi attivi con formule di alta tutela, come ad esempio consentendo la modalità dell’asporto. Infatti se l’esercizio è chiuso in quanto si teme il rischio di assembramento, a prescindere che si tratti di un’attività o di un’altra, servirebbe una parità di trattamento e simili formule avrebbero potuto consentire di mantenere in vita gli esercizi, con le loro prerogative di impiego del personale, non consentendo allo stesso tempo l’accesso ai giocatori, ma magari potendo comunque raccogliere la giocata. Ritengo che, dando sempre come fondamentale il principio di tutela della salute pubblica, la parità di trattamento di un lavoro riconosciuto e legittimato dallo Stato debba essere sempre assicurata, specie ai fini dell’accesso agli ammortizzatori sociali o indennità che non possono in alcun modo essere oggetto di discriminazione a causa del tipo di attività, quando questa è legittimamente riconosciuta, e così infatti mi sembra abbia dichiarato anche il governo” ha detto ancora Sbordoni.
“Ribadisco a prescindere da una valutazione di essenzialità o meno e di dignità o meno, se il settore del gioco è riconosciuto, deve esser soggetto a salvaguardia come gli altri settori. E’ giusto che sia poi valutata la fruibilità di un dato servizio, come l’offerta delle scommesse, in forme controllate anti contagio, ma non sia distrutto il tessuto lavorativo. Perché non far funzionare da corner anche le agenzie, con un accesso controllato e non diretto? Chiudere completamente potrebbe avere derive nel creare pericolose forme alternative, come il gioco illegale, l’offerta di gioco da parte di chi non si sente soggetto a rispettare norme che possono essere controproducenti non tanto per legalità, quanto per contagio. Peraltro il contributo dello 0,5% da poco introdotto a favore dello sport di base – seppure controverso- verrebbe meno ed in questo momento più che mai in cui lo sport di base soffre, sarebbe invece importante poterlo raccogliere.
Infine, sui PVR (Punti vendita ricarica), Sbordoni ha ricordato come nel DPCM siano “soggetti all’attività commerciale di riferimento, e inoltre con i PVR si parla di gioco online. L’accesso alla ricarica è pari a quello di un’attività commerciale relativa a qualsiasi settore”, ha concluso. cr/AGIMEG