Convegno Università di Salerno, Giorgio Sandi (AD Snai): “pronto al confronto con il ministro Lorenzin sui dati dei costi sociali del gioco”

 Interviene per primo Giorgio Sandi Presidente Snai: “Il mercato dei giochi italiano  è un settore che affonda le radici nella storia. Gli uomini, in Italia come nel resto del mondo, amano giocare per divertimento, per sfidare la fortuna, insomma ognuno con le proprie motivazioni, ma gli Stati cosa fanno di solito? Prima ignorano il fenomeno, poi lo tollerano proibendo, poi capiscono che proibire non serve a nulla perché di solito quello che è proibito è appannaggio della malavita e quindi è meno tutelato, meno controllato e regolamentano, e poi tassano, con un comportamento più che prevedibile. L’Italia ha fatto questo percorso, coinvolgendo tra gli altri il Lotto, le corse dei cavalli, dei cani e una volta esisteva anche la pelota basca. In questo senso, lo Stato Italiano ha cominciato a capire subito che questo era un settore emergente che doveva essere tolto dall’oscurità della malavita che trovava nel gioco una grande fonte di ricchezza, poiché solitamente dove c’è proibizionismo i sistemi si organizzano. Il gioco delle slot machine da noi non esiste più, oggi si parla di slot awp e vlt, ma le slot machine elementari in Italia compaiono perché una piccola legge consentiva di dare dei premi in denaro sulle macchine da intrattenimento. Il fatto di riconoscere la possibilità di dare un premio in denaro non è sfuggito ai furbi tanto che ad un certo punto l’Italia si è coperta delle più ‘fetenti’ slot machine che c’erano in giro per il mondo perché quelle buone andavano nei casinò americani, ovvero nei posti dove c’era una regolamentazione. Da una stima della Guardia di Finanza, negli anni novanta si contavano, ad appannaggio della malavita, un milione di macchie in uso con un flusso di denaro di circa 20 miliardi di lire. In molte zone, soprattutto del sud, le organizzazioni criminali imponevano come pizzo il mettere nei bar delle macchine per il gioco. L’Italia si è mossa coraggiosamente, anche attraverso battaglie parlamentari, ed ha affrontato il problema consapevole che non interessarsi al problema del gioco legale nei confronti del gioco illegale costa caro”. “Io vedo – ha proseguito Sandi – che in alcune regioni d’Italia, con le distanze dai luoghi delicati, si punta molto a proteggere i bambini e gli anziani dalla tentazione del gioco. Tuttavia, quando si tratta degli anziani, è un atteggiamento che non condivido pienamente perché non credo che sia realmente giusto quando si tratta di una cosa legale e controllata, ma è proprio per questo che si tratta di una materia complessa e che va tratta in modo scientifico e non in modo occasionale. “Non credo che la politica sia così matura. In Italia c’è la possibilità di giocare legalmente a tutti i giochi perché sono disciplinati dallo Stato in quanto tutti hanno una veste formale, giuridica chiara e pulita: il gioco è si un settore industriale, ma bisogna sempre ricordarsi che è lo Stato che decide, e ha fatto la scelta di dotarsi di Concessionari che svolgono delle funzioni, come ad esempio i tabaccai che gli servono per erogare dei servizi che lo Stato stesso controlla”. “Il Ministro Lorenzin ha detto che siamo letteralmente bombardati dalla pubblicità sul gioco d’azzardo rispetto al giro d’affari del gioco stesso dal quale lo Stato incassa pochissimo. “Ma 8 miliardi di euro, non mi sembra che sia pochissimo” ha ribadito Sandi . “Lorenzin dice che hanno stanziato una cifra in Stabilita ma non è sufficiente per affrontare la questione del gioco d’azzardo patologico, abbiamo fatto un conto e i costi sociali del gioco d’azzardo ammontano a 6 miliardi. Certamente penso che il Ministro avrà le prove di queste dichiarazioni e, naturalmente, sono andato a cercarmi i dati, ma io questi dati non li ho trovati, anche se il Ministro deve farli vedere ai cittadini e non a me”. “Se il gioco produce 8 miliardi e lo Stato vuole intervenire è padrone perché il gioco è suo, ma quello che non può fare è estirpare il gusto del gioco dalle persone e non possono dire che questi 8 miliardi sono gratis perché un costo ce l’hanno. Se lo Stato dice ‘rinuncio al gioco legale, torniamo all’illegalità e agli 8 miliardi’ non solo non ci saranno più gli 8 miliardi ma ci sarà la cancellazione del sistema legale del gioco che è l’unico che protegge i giocatori e potrebbe destinarli interamente allo studio delle patologie. Le good cause sarebbero ben accette, ma se lo Stato vuole investire questi 8 miliardi in altre cose, questo non spetta a me deciderlo”. mdc/AGIMEG