La professoressa Ornella De Rosa, presidente dell’Osservatorio Internazionale sul Gioco e docente dell’Università degli Studi di Salerno, ha aperto i lavori del convegno. “Parlare di gioco in Italia e fare una storia del gioco non è facile, è un argomento visto in maniera troppo negativa, c’è molto pregiudizio in questo settore. Si parlava solo di gioco d’azzardo, poi negli ultimi tempi si è riusciti a far passare la tematica del gioco pubblico, dove c’è lo Stato che governa. Fare ricerca sul gioco pubblico non è facile”, le sue parole.
Antonietta Megaro, Simas Università degli Studi di Salerno, ha sottolineato che: “Il mercato del gioco pubblico è un sistema, vale a dire una rete di attori che interagiscono e tutti convergono verso un fine ultimo e comune. Siamo di fronte a un mercato complesso, con interessi privati ma anche attori pubblici con interessi pubblici. Poi abbiamo anche interessi sociali, incentrati sulla necessità di mitigare i rischi relativi alla dipendenza”.
“Il fine ultimo di questo sistema è quello della sicurezza. Il marketing può essere di supporto, perché esiste un gap di comunicazione, si ha difficoltà a comunicare col giocatore. Per garantire una adeguata comunicazione, potrebbero esserci tre principi: la responsabilità sociale d’impresa, la prospettiva sistema e la cooperazione di valore – ha proseguito la Megaro – Gli attori di questo mercato devono assumersi una funzione sociale. E’ interesse di tutti che il giocatore sia il più informato possibile. Il prodotto è fondamentale, certo, però è importante che sia progettato per rispondere a una funzione di utilità per il mercato”.
Intervenuto anche il prof. Sergio Giuntini, Università di Roma Tor Vergata: “I concorsi a pronostici esistono da sempre, da prima della guerra e poi si sono sviluppati nel dopo guerra tramite il Coni e i governi. Sono nati il Totocalcio e la Sisal, gestiti dallo Stato. Il Totocalcio è diventata la principale forma di finanziamento dello sport italiano, è diventato il più grande gioco di massa della Prima Repubblica. Il Totocalcio è diventato popolarissimo, ha reso il calcio lo sport più amato in Italia. Anche i vincitori del Totocalcio diventavano dei veri e propri personaggi celebri. A un certo punto, il Coni e lo Stato si dividono in modo equo le entrate del Totocalcio, ma questa storia entra in crisi a inizio anni ’90”, la conclusione del prof. Giuntini. lb/AGIMEG