Nel 2011 gli italiani hanno speso circa 18,5 miliardi di euro per partecipare a giochi e scommesse, che a loro volta hanno generato entrate per l’erario pari a circa 9 miliardi di euro. Il mercato dei giochi, che si è fortemente sviluppato negli ultimi dieci anni, sembra che stia raggiungendo una fase di maturità che recentemente è stata impattata dalla grave crisi economica, con conseguenze sulle entrate erariali. Negli anni più recenti il trend del gettito è stato mantenuto su livelli pressoché costanti dall’aumento dell’offerta di giochi e scommesse: in particolare, la recente offerta è stata in grado di sostenere i numeri del mercato grazie all’introduzione di elevati payout per gli scommettitori.
Si aprono, secondo la ricerca presentata oggi a Roma “La fiscalità del gioco”, due strade per il regolatore del mercato oltre a quella scontata, ma di difficile realizzazione, di efficientamento della rete:
1) tentare di riequilibrare i payout tra le varie tipologie di giochi esistenti per spostare una parte della domanda verso quelle a più alta rendita fiscale;
2) essere ambiziosi e provare a modificare le basi imponibili, passando dalla raccolta al margine.
Entrambe le soluzioni presentano dei punti di attenzione per l’erario in termini di stabilità delle entrate. La ricerca si preoccupa di suggerire al regolatore una metodologia che possa indirizzare le decisioni verso la migliore delle scelte possibili. Per ciò che riguarda il primo punto, il ragionamento passa necessariamente per il calcolo dell’elasticità della domanda dei giochi: se essa è superiore all’unità, c’è spazio per un innalzamento dei payout che permetta comunque un incremento delle entrate erariali. Alcune stime preliminari sul segmento lottery sembrano suggerire che questa possibilità sia effettivamente concreta.
Per il secondo punto le argomentazioni a favore della tassazione sul margine sono quelle tipiche della “scienza delle finanze”, essendo questa modalità superiore a quella sulla raccolta per i suoi effetti sulla competitività aziendale e sui prezzi. Problemi di instabilità delle entrate e di incentivi all’elusione fiscale rappresentano controindicazione che, con opportuni accorgimenti, potrebbero essere eliminate. Una crescita del settore trainata da un incremento della “quantità” di gioco e non da una maggiore spesa pro capite sembra un approccio percorribile anche per un regolatore che si preoccupi di tenere in considerazione anche le conseguenze sociali del gioco. Su questo punto vale la pena ribadire ancora una volta la necessità di garantire un ambiente di gioco controllato e trasparente. sb/AGIMEG