Confcommercio: “Ok all’idea di riforma degli ammortizzatori sociali che consenta il ritorno a condizioni di normalità operativa per le imprese”

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha incontrato le parti sociali e le imprese sul tema degli ammortizzatori sociali. L’incontro si è svolto in videoconferenza con la partecipazione oltre che di Cgil Cisl, Uil e Ugl anche di Confcommercio, Confindustria e delle altre realtà imprenditoriali da Confapi a Cna ad Alleanza Coop. Scopo della convocazione era, come specificato in una nota del ministero, “sottoporre al confronto un documento aperto che definisca le possibili linee di intervento finalizzate alla semplificazione delle procedure di attivazione e gestione degli ammortizzatori sociali”. Una sorta di “Road Map” attraverso cui si articolerà il processo di riforma degli ammortizzatori sociali. Si procederà affrontando quattro punti in incontri specificamente dedicati: semplificazione delle procedure operative; perimetro delle misure; costi delle misure; modalità di gestione delle misure.

“Bene l’obiettivo della semplificazione degli ammortizzatori e il metodo utilizzato dal ministro del Lavoro Orlando, ma per la riforma che porti ad ammortizzatori ‘universali’ prima bisogna mitigare l’impatto economico del Covid sul terziario”. Questo il commento di Confcommercio al termine dell’incontro. “Bene il metodo e l’impianto complessivo del documento sulla semplificazione delle procedure ed il miglioramento della vigilanza illustrato alle parti – afferma Confcommercio – perché proprio le complicazioni burocratiche hanno spesso messo in difficoltà i rapporti tra datori di lavoro e sindacati”. “Una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali, volta a definirne un assetto strutturalmente inclusivo ed universale, potrà però essere compiutamente messa in opera solo in una fase di oggettivo superamento dell’emergenza pandemica e di mitigazione del suo impatto economico e sociale, gravissimo, in particolare, per il mondo del terziario di mercato, che consenta il ritorno a condizioni di normalità operativa da parte delle imprese e la definizione di prospettive di ripartenza”, conclude.

CNA ha ringraziato il ministro per aver firmato il decreto di variazione dei capitoli di bilancio che consentirà di velocizzare il trasferimento delle risorse al Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato (Fsba) di oltre 265 milioni di euro per pagare le prestazioni dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020. CNA ha inoltre sottolineato come allo stato attuale non sia necessaria una riforma strutturale del sistema degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, opportuno invece agire sul versante della semplificazione e della certezza normativa. Fsba si è da subito distinto per praticità, inclusione e snellimento delle procedure. Al Fondo sono iscritte 250mila imprese e oltre un milione di lavoratori delle imprese artigiane. Per CNA universalità delle coperture non può significare unicità dello strumento. Siamo disponibili, dunque, ad ampliare le coperture ai settori oggi scoperti ma salvaguardando le specificità settoriali a partire da quelle di Fsba.

Confartigianato è intervenuta esprimendo apprezzamento al Ministro Orlando per avere firmato il decreto di variazione dei capitoli di bilancio che consentirà di velocizzare il trasferimento delle risorse a FSBA (Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato) per consentire il pagamento delle sospensioni degli ultimi mesi. E’ stato evidenziato come le procedure interne di FSBA sono molto efficaci e garantiscono i pagamenti in tempi rapidi. Confartigianato ha infine ribadito che la riforma a regime dovrà eliminare le attuali aree di scopertura, potenziare il legame degli ammortizzatori con efficaci politiche attive del lavoro, salvaguardando e valorizzando l’esperienza positiva del Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato. FSBA è infatti il fondo bilaterale che dà copertura a tutti i lavoratori dipendenti dalle imprese artigiane, senza limiti dimensionali, che in questo anno di pandemia ha erogato prestazioni di sostegno al reddito Covid19 a 750.000 lavoratori dipendenti da oltre 200.000 imprese. cdn/AGIMEG