“Mentre il gioco legale è fermo, in tutta Italia sta proliferando il gioco illegale. Mentre noi concessionari paghiamo le tasse, oltre agli affitti per i nostri locali chiusi, continuano ad aprire internet point non autorizzati che offrono scommesse”. E’ lo sfogo, rilasciato ad Agimeg, di un concessionario storico pugliese, che ha diverse agenzie sparse in tutta Italia, chiuse dal Governo per l’emergenza coronavirus, ma senza una data ancora definita per la ripartenza. “Le banche ci chiudono i conti correnti perché siamo operatori di gioco, o se ci consentono di avere dei finanziamenti per sostenere le nostre attività – che anche se chiuse devono pagare utenze e affitti – ce li concedono solamente con garanzie personali del 120%. Una situazione insostenibile per chi come me è in questo settore da decenni e non ha mai visto nulla del genere. Vogliono farci chiudere, non capendo che se chiudono il gioco legale l’offerta ci sarà sempre, ma non sarà più controllata dallo Stato, bensì dalla criminalità”.
“La situazione del gioco legale è paradossale – prosegue – visto che oltre alla chiusura forzata combattiamo contro i distanziometri regionali: nel pieno dell’emergenza Covid hanno notificato la chiusura di quattro sale in Emilia Romagna, in quanto non rispettavano il distanziometro, pur essendo già chiuse. Una situazione assurda, che mette a rischio moltissimi posti di lavoro. Noi abbiamo circa 100 dipendenti, ma quando riapriremo – bisognerà vedere a quali condizioni – saremo costretti a licenziare qualcuno in quanto gravati da costi di affitto e utenze varie. Senza contare che i nostri lavoratori in questi mesi non hanno ricevuto cassa integrazione, il settore è stato abbandonato. E come ulteriore beffa, il Governo ha deciso di introdurre la tassa dello 0,5% sulla raccolta scommesse.
Una cosa assurda, perché i nostri margini sono ridotti al minimo, il che vuol dire ammazzare il gioco legale e aprire all’illegalità. A mio giudizio serve un unico comitato che dia voce a tutto il comparto del gioco: è inutile stare divisi, noi siamo 120 mila lavoratori e dobbiamo intraprendere azioni forti. Ho apprezzato molto il coraggio della lavoratrice del bingo che sta conducendo lo sciopero della fame davanti alla Regione Lombardia, dovremo fare tutti così, per dar voce alla nostra categoria. Purtroppo tutto sta tornando nelle mani dell’illegalità (il concessionario ha inviato prove delle giocate effettuate presso esercizi privi di concessione, ndr). Spero di sbagliarmi, ma credo che il Governo voglia chiudere tutto. Il Governo non capisce che è assurdo aprire le discoteche e tenere chiuse agenzie di scommesse o sale bingo di centinaia di metri quadrati. Le nostre sale sono sicure, controlliamo i soggetti ludopatici, non entrano i minori perché i nostri dipendenti sono formati e controllano chi entra e come si comporta. Viceversa il distanziometro fa un favore al ludopatico, che si vuole nascondere e quindi va a giocare in un altro posto dove non può essere visto. La politica deve confrontarsi il settore prima di prendere decisioni che si rivelano sbagliate, come appunto il distanziometro o la chiusura delle sale giochi. Molti politici non sono mai entrati in una sala scommesse, non sanno come funziona il gioco, serve avere maggiore voce in capitolo per far capire che i giocatori sono tutelati solamente con il gioco legale, mentre se continua così l’illegalità avrà la strada spianata”, conclude. cr/AGIMEG