Gli imprenditori del settore del gioco pubblico continuano a non avere pace. Dopo oltre 200 giorni di chiusura, molti esercenti sono stati raggiunti da comunicazioni di chiusura dei conti correnti e di rientro da parte della Banca. “Una chiusura imposta senza nessun motivo, ma solo perché siamo attività da gioco e per di più senza alcun reddito in questo momento – racconta ad Agimeg il titolare di due agenzie di scommesse attualmente chiuse, una in Emilia Romagna ed una nelle Marche – per uno sconsiderato ed immotivato codice etico”.
“In forza delle disposizioni di cui al contratto di apertura del credito ed in applicazione di quanto previsto dalle norme civili in materia di risoluzioni contrattuali, siamo a comunicarvi la risoluzione del suddetto contratto di apertura di credito che è così da intendersi revocato. Vi comunichiamo inoltre il recesso della nostra Banca dal rapporto di conto corrente, da tutti i rapporti ad esso collegati ed alla inerente convenzione d’assegno ai sensi delle norme che regolano i contratti da voi sottoscritti”, si legge nella lettera che la banca ha recapitato all’esercente. “Vi invitiamo – prosegue la lettera – a provvedere entro 15 giorni successivi al ricevimento della presente, al regolamento delle vostre posizioni debitorie ammontanti alla data odierna. Ovviamente ci saranno dovuti, oltre ai capitali sopra indicati, gli interessi convenzionali dall’ultima capitalizzazione al saldo, e i relativi accessori e le eventuali spese”.
“Sicuramente non sono il primo a ricevere questo tipo di lettere dalla banca e non sarò l’ultimo”, racconta ancora il titolare delle agenzie di scommesse. “Ho già inviato una PEC al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ed al Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per denunciare questa situazione”.
La lettera della Banca:
lp/AGIMEG