Chiusura sale slot, sale scommesse, sale bingo: venti di un nuovo lockdown spirano sul mercato del gioco. Ed intanto il settore abbassa la guardia

Un dejà vu, un già visto, un “ma il passato non insegna niente”. Ci sarebbero molti modi per descrivere le nubi nere che si stanno addensando sul settore del gioco e di come quest’ultimo si prepari ad affrontarle. Si stanno infatti facendo sempre più insistenti le voci che parlano di un possibile “lockdown 2” per il settore del gioco pubblico. L’orizzonte temporale è quello di ottobre, mese che era stato indicato per la possibile conclusione dell’emergenza Coronavirus e che invece potrebbe trasformarsi in una bomba economica per le aziende che offrono gioco. I rumors su una possibile nuova chiusura o comunque su pesanti limitazioni, sono ovviamente legati all’aggravarsi della situazione dei contagi in Italia.
Dovesse proseguire questo trend, o comunque in mancanza di una inversione di tendenza dei numeri dei contagi anche a settembre, la possibilità di interventi su diverse attività economiche si farebbe più concreta. Gli interventi seguirebbero una strada, sempre secondo alcuni rumors, esattamente inversa a quella delle riaperture. Dopo la chiusura, già avvenuta, delle discoteche, i primi interventi potrebbero colpire proprio il settore del gioco. Ovviamente si tratta ancora di ipotesi, che potrebbero essere allontanate con un miglioramento della situazione epidemiologica. Ma sono ipotesi che affondano le radici in un terreno politico dove il gioco è un’erba cattiva da estirpare e per questo pericolose. Ma il mercato del gioco non sembra consapevole di questo pericolo ed ha incautamente abbassato la guardia.
Dopo l’imponente e storica manifestazione di giugno, quando il settore diede sostanza e voce ad un “popolo” colpito da un razzismo politico ed economico portatore di disagi penetranti, le pacifiche armate di operatori e lavoratori che conquistarono Roma si sono dissolte. La scusante di doversi di nuovo rimboccare le maniche per la riapertura delle attività ci sta, ma concentrarsi sull’oggi e non pensare al domani sarebbe un errore clamoroso. Un errore già visto, quel dejà vu iniziale che suscita ricordi non piacevoli. “Figurati se vietano la pubblicità, ci guadagnano tv e giornali di imprenditori importanti”. “Non metteranno una nuova tassa sulle scommesse, mica saranno così pazzi da far entrare in crisi un settore che dà tanti soldi all’Erario”. Sappiamo tutti come è andata a finire, come frasi di questo tipo abbiano portato ad un atteggiamento attendista e morbido sfociato in un inconsapevole masochismo. Come disse oltre un secolo fa l’intellettuale francese Jean Léon Jaurès: “Dal passato dovremmo riprendere i fuochi e non le sue ceneri”. ff/AGIMEG