“Purtroppo non credo che riapriremo il 4 dicembre (l’ultimo DPCM firmato dal Premier Conte è valido fino al prossimo 3 dicembre ndr), anche perché si riprenderebbe ad operare nel periodo festivo, quindi più probabile un lockdown generale che una riapertura, altrimenti si vanificherebbe quanto fatto finora con i Dpcm. Penso che il settore ripartirà a inizio 2021”. Lo ha detto Tonia Campanella, del Comitato di Presidenza della Confederazione GiocareItalia, nel corso della diretta con il direttore di Agimeg, Fabio Felici, dedicata ai rimborsi alle imprese di gioco e riapertura sale giochi, sale scommesse e sale bingo.
Non si poteva pensare a chiusure gialle, arancioni e rosse anche per i giochi, così come per le Regioni? “Sicuramente si sarebbe potuto pensare a un piano di questo genere. Il nostro settore è associato a quello dell’intrattenimento e spettacolo, ma visto che il Governo non sa quante sfaccettature abbia il nostro settore, inizialmente ha fatto chiudere le sale scommesse e poi i corner. Se da subito si fosse pensato di inquadrare il discorso a livello regionale, tante situazioni non sarebbero collassate come invece è accaduto. Non credo che il Governo abbia piacere nel farci chiudere, siamo il terzo settore per entrate erariali del Paese e questo conta. La nostra chiusura è stata a mio giudizio indotta dal fatto che siamo inseriti nella categoria intrattenimento e spettacolo”.
“Non ho fiducia in questo Governo – ha proseguito Campanella – c’è tanta incompetenza, è stato vergognoso aumentare la tassazione sulle scommesse sportive con il settore chiuso. Non credo in un aiuto da parte delle istituzioni. Con la confederazione GiocareItalia stiamo tentando di creare un dialogo con la politica, è doveroso da parte nostra, dobbiamo portare le nostre motivazioni sperando di essere ascoltati e supportati. Se ciò non dovesse avvenire, saremo costretti, se a gennaio ancora siamo in fase di stallo, a ribellarci. I ristori che ci sono stati assegnati non sono sufficienti, sono stati calcolati sull’aprile del 2019. E’ impensabile per il settore delle scommesse sopravvivere, visto che aprile non è un mese con la più alta raccolta. I nostri volumi si calcolano su una media annuale e non mensile, tra l’altro l’utile si produce dalla differenza tra giocato e vinto, non abbiamo un fatturato medio mensile, non puo’ essere giusto come parametro il mese di aprile 2019. Inoltre il 20% non serve neanche a coprire le spese di un’attività. Purtroppo il Governo non ha a disposizione grandissimi fondi, quello che sta facendo per il nostro settore è insufficiente. Senza contare che dobbiamo versare contributi, tasse, Iva, non ci sono stati sconti su queste scadenze, mentre invece dovrebbero sospendere tutti gli oneri a nostro carico”, ha concluso. cr/AGIMEG