“Qualsiasi azienda dopo 6 mesi di chiusura difficilmente riuscirà a sopravvivere. I ristori sono arrivati ma sono ben poca cosa, appena sufficiente per sopravvivere. Ad oggi non abbiamo una visione del futuro, non possiamo programmare nulla. Ci hanno tolto ogni identità di imprenditori, e l’hanno tolta anche ai nostri dipendenti”. E’ lo sfogo di Damiano Miglietta, rappresentanti della confederazione “GiocareItalia”, nel corso della diretta con il direttore di Agimeg, Fabio Felici.
“Mi domando per quale motivo le sale scommesse o bingo non possano seguire l’iter di altre attività di intrattenimento. E’ un qualcosa che viene da lontano, siamo sempre demonizzati ed associati ad ambienti che non ci appartengono. Noi in realtà rappresentiamo il vero presidio di della legalità sul territorio. E’ vero che diamo allo Stato un forte gettito, ma d’altro canto potrebbero essere molto di più se si volesse fare una vera e propria lotta a gioco illegale. Ma nel momento in cui come attività lecite veniamo chiuse, si apre la strada al mercato illegale. Inoltre – ha proseguito Miglietta – siamo uno dei pochi settori con una doppia imposizione fiscale, alla fonte sui prodotti gioco e a valle sul reddito. La mia più grande paura è riaprire a gennaio e poi venire di nuovo fermati, già si parla infatti di una terza ondata. A quel punto ci sarebbe ben poco da fare. Siamo anche disposti a spostare più in avanti le riaperture, ma da quel momento poi pretendiamo una continuità. Metterei la firma a poter riaprire il prossimo 16 gennaio, ma intanto dobbiamo sfruttare questo periodo per far sentire le nostre ragioni, far comprendere il nostro mestiere. Abbiamo l’occasione di essere attori della riforma del settore, ma rischiamo anche di subire solamente la riforma del comparto senza esserne protagonisti”. cr/AGIMEG