“Conviviamo con l’incertezza da anni, come lavoratori ed imprenditori non riusciamo a programmare investimenti, né dare un futuro ai nostri dipendenti. In questo periodo siamo al paradosso che i Comuni hanno mandato comunicazione di cessazione di attività a negozi di gioco, proprio ora in cui le sale sono chiuse. Oltre al danno la beffa. Una sala di Reggio Emilia la scorsa settimana ha avuto dal Comune 30 giorni di tempo per cessare l’attività, come se non sapesse che siamo già chiusi”. Lo ha detto Leonardo Ghizzoni, rappresentanti della confederazione “GiocareItalia”, nel corso della diretta con il direttore di Agimeg, Fabio Felici.
“In questa stagione calcistica forse lavoreremo la metà. Nei mesi scorsi i ristori sono arrivati in larga parte, ma non sono congrui per far fronte alla situazione, consentono appena di sopravvivere. Siamo ben lungi da un risarcimento da danno provocato, è più un contentino che ci hanno dato”.
“La speranza di tutti in tema di riaperture è di poterci allineare ad altre attività che fanno intrattenimento – ha proseguito Ghizzoni – ed essere valutati non per tipo intrattenimento che facciamo, ma per i protocolli che attuiamo. Sale giochi, scommesse e bingo sono tra i locali più sicuri in cui poter entrare. Abbiamo fatto tutti gli investimenti necessari rispettando tutti i protocolli che ci consentirebbero di riaprire. Credo che sia ora di liberarci dal ricatto del gettito erariale che diamo allo Stato ogni anni. E’ vero che il settore produce 11 miliardi di entrate erariali, ma non è questa l’unica ragione per essere presi in considerazione. Indipendentemente da quanto produciamo, infatti, siamo persone oneste e corrette, che fanno un lavoro che deve essere trattato al pari di altri, come un cinema o un teatro. Invece veniamo considerati secondo una cattiva reputazione che noi non abbiamo contribuito ad alimentare. Il parametro di giudizio verso il nostro settore non deve essere legato all’aspetto economico, ma all’onestà del nostro lavoro. In Italia il gioco va ripensato nel profondo, ci auguriamo come confederazione GiocareItalia di poter dare il nostro contributo nei confronti della politica e della società”.
Per Ghizzoni “poter riaprire dopo il 15 gennaio è un’ipotesi remota. Più probabile che per noi si aspetti di vedere la curva dei contagi dopo le feste. Purtroppo siamo sempre gli ultimi a dover riaprire, non solo per mancanza di attenzione politica nei nostri confronti, ma perchè se dovessimo aprire prima degli altri l’opinione pubblica si solleverebbe. Nel frattempo andremo avanti con un’interlocuzione politica a tutti i livelli, dobbiamo far capire l’importanza del lavoro che svolgiamo”, ha concluso. cr/AGIMEG