Chiusura sale giochi, sale scommesse e sale bingo. Dalla seconda alla terza ondata di emergenza sanitaria: ma davvero il problema sono le attività di gioco legale?

Centri commerciali chiusi nel weekend, bar serrati dalle 18, musei e luoghi di intrattenimento – tra cui sale giochi, sale scommesse e sale bingo – chiusi da fine ottobre, eppure i contagi da Covid-19 non accennano a diminuire, tutt’altro. E come se non bastasse, già si parla di una terza ondata da inizio 2021. “La terza ondata di Covid-19 in queste condizioni è una certezza. Siamo in una situazione grave stabile, ci attende un inverno preoccupante”, ha detto Andrea Crisanti, professore di microbiologia di Padova, ma sono molti gli esperti che la pensano allo stesso modo. Terza ondata? “Intanto non è finita la seconda. Preoccupiamoci di questo. Il virus ancora gira tanto. Serve molta attenzione. Il pericolo che il coronavirus prenda di nuovo il sopravvento è concreto”, spiega Stefano Vella, infettivologo, docente di Salute Globale all’università Cattolica di Roma.
A rendere lo scenario futuro meno confortante, le immagini di questi giorni di milioni di italiani che, da Nord a Sud, passeggiano per le vie dello shopping natalizio. Fiumi di persone, a Roma come a Napoli e Milano, fianco a fianco per strada o in fila ai negozi per gli acquisti di Natale. Ecco le prove di quello che è accaduto.
Milano

foto da AffariItalia.it

Roma

foto da FanPage

Napoli

foto da Il Mattino

Bologna

foto da La Repubblica

Verona

foto da Il Giornale di Vicenza

Savona

foto da Savona Good News

Sono dunque le sale gioco, le sale scommesse e le sale bingo (nuovamente chiuse da ottobre) i luoghi a rischio? La risposta appare scontata. Di certo non sono le attività di gioco pubblico le responsabili di questa seconda ondata di contagi. Sin dalla riapertura dopo il primo lockdown, le sale giochi hanno rispettato protocolli di sicurezza, per evitare possibili contagi, ben più ferrei rispetto a quelli di altre attività commerciali. Innanzitutto accesso contingentato, adozione di dispositivi di protezione individuali per personale di sala e clientela, misurazione della temperatura all’ingresso, sanificazione degli ambienti e delle attrezzature di gioco, verifica da parte del personale del distanziamento sociale all’interno della sala, riduzione degli apparecchi e dei tavoli di gioco, senza contare che ad oggi non è stato mai provato un caso di focolaio di coronavirus all’interno di una sala giochi, sala scommesse o bingo in Italia. Di fatto, includendo i luoghi di intrattenimento, come cinema, musei e appunto sale giochi, tra i luoghi ‘a rischio’, si è solamente prodotto un danno economico senza aver alcun beneficio in termini di riduzione dei contagi, come dimostrano le ultime settimane in cui sono saliti nonostante la chiusura delle suddette attività. Viceversa, centinaia di migliaia di persone sono rimaste senza lavoro, gli incassi (di cui beneficia anche lo Stato) sono crollati e, per quanto riguarda il settore del gioco, si sta assistendo ad una recrudescenza del gioco illegale, come testimoniato in queste settimane dalle numerose operazioni delle Forze dell’Ordine in tutto il Paese.
Le misure restrittive adottate dal Governo non hanno fatto distinzioni, anzi paradossalmente sono andate a colpire più duramente attività che più di altre garantivano un contingentamento degli ingressi. Il rischio più che concreto, dopo gli assembramenti natalizi di questi giorni, è che da qui al prossimo 15 gennaio – quando scadranno gli effetti dell’ultimo DPCM – la situazione generale dei contagi possa essere completamente fuori controllo. Con buona pace delle sale giochi, scommesse e bingo, rimaste chiuse perché ritenute poco sicure. cr/AGIMEG