Chiusura sale giochi, scommesse e bingo, la rabbia di titolari e dipendenti: “Nonostante la sicurezza delle nostre attività siamo fermi e costretti a chiedere aiuti alle famiglie”

La prolungata chiusura delle attività di gioco sta causando notevoli problemi al comparto. Il fatturato calcolato nell’ultimo anno è in calo del 90% e ha costretto in molti casi, dipendenti e titolari, a ricorrere a supporti ed aiuti anche da parte dei familiari. Una situazione che peggiora di giorno in giorno e che gli stessi addetti ai lavori, non riescono più a sostenere. Ad alimentare il disagio inoltre, come loro stessi affermano, ci sarebbero le misure di sicurezza come distanziamento e vetri di protezione già adoperate prima della pandemia ed a quanto pare giudicate insufficienti alla ripartenza. “Le nostre sale sono sempre soggette a furti o tentativi di rapina – dichiara Antonio Piccolo in un’intervista a “Il Mattino”, gestore di 18 attività tra Napoli e provincia – e questo ci ha costretti già da tempo, a dotarci di vetri di protezione dietro i quali lavorano i nostri operatori. Inoltre, sempre per la sicurezza dei locali e degli avventori, abbiamo adoperato linee utili a mantenere il distanziamento tra i clienti. Tutte cose già rodate e su cui siamo stati sempre attenti. Inoltre dall’inizio dell’emergenza sanitaria, ci siamo dotati di gel sanificante ed abbiamo provveduto a distanziare anche i nostri dipendenti nell’area delle casse e degli uffici. Ora però c’è bisogno di ripartire perché, nonostante la sicurezza siamo ancora fermi e senza speranze”. Una serie di misure insomma che si aggiungerebbero ad una sicurezza riscontrata anche nella breve riapertura estiva, durante la quale non si sarebbero registrati nuovi contagi. “Siamo stati sempre attenti – aggiunge uno dei dipendenti delle sale – e non abbiamo avuto nessun caso covid, ma così non possiamo andare avanti. Io ho una bambina di tre anni e sono costretto a ricorrere agli aiuti della famiglia. Questo non è più possibile perché sono fermo e senza lavorare da quasi un anno. Non so più come fare ed intanto le bollette e le spese ci sono sempre. La cassa integrazione non è sufficiente, anche perché è stata presa con il contagocce e non si riesce ancora a vedere una strada che ci porti fuori dall’emergenza. Non si parla mai di noi e del nostro lavoro. Questo è sbagliato anche perché noi siamo i centri autorizzati e così facendo, si alimentando ancora una volta giocate e scommesse clandestine. Un colpo di grazia alla legalità ed alla sicurezza del territorio che proprio in questo momento, anche in vista di una prossima ripresa economia, non possiamo proprio permetterci”. lp/AGIMEG