A poche ore dalla firma dell’ultimo Dpcm che ha stabilito la chiusura di bar e ristoranti alle 18, la Fipe affida ad una nota le sue valutazioni. “Le misure annunciate dal governo costeranno altri 2,7 miliardi di euro alle imprese della ristorazione. Se non accompagnate da contemporanee e proporzionate compensazioni di natura economica, sarebbero il colpo di grazia per i pubblici esercizi italiani, che già sono in una situazione di profonda crisi, con conseguenze economiche e sociali gravissime”. “I ripetuti annunci di chiusure anticipate – prosegue la Federazione – hanno già prodotto la desertificazione dei locali e, indipendentemente dalle novità sugli orari effettivi di apertura, le restrizioni devono essere accompagnate dai provvedimenti di ristoro economico in termini di indennizzi a fondo perduto, crediti d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, nuove moratorie fiscali e creditizie, il prolungamento degli ammortizzatori sociali e altri provvedimento di sostegno a valere sulla tassazione locale”. La Fipe sottolinea che “gli imprenditori di questo settore si stanno dimostrando persone responsabili, che rispettano rigorosamente i protocolli sanitari loro imposti, che non possono reggere ulteriormente una situazione che decreterebbe la condanna a morte per migliaia di imprese”. “E’ evidente che non si possono far ricadere le responsabilità del ritorno dell’epidemia sul nostro comparto: sono altri i fattori che hanno purtroppo causato una nuova emergenza. Sarebbe una scelta disastrosa, con la disperazione e la rabbia che sta crescendo oltre il livello di guardia. La pandemia va gestita con attenzione sicuramente alla salute, ma anche riscontrando le aspettative e le esigenze del settore che il governo conosce perfettamente perchè la Fipe le ha trasferite nelle occasioni di confronto istituzionale. Chiediamo – conclude – di poter continuare a lavorare per non morire e per questo servono, senza ritardo o inutili annunci, le misure promesse”. cdn/AGIMEG