Un uomo ha presentato un appello alla Corte di Cassazione per contestare la misura degli arresti domiciliari, applicata in seguito ad una sentenza del Tribunale del Riesame di Palermo che lo accusava di associazione mafiosa e gestione di scommesse illegali.
I giudici di Palazzo Spada hanno stabilito che “il collegio cautelare ha dato ampio conto della piattaforma indiziaria che sostiene l’addebito associativo, analizzando le più significative intercettazioni telefoniche ed ambientali acquisite nella fase investigativa e ricostruendo la composizione e le modalità operative del sodalizio nonché il profilo partecipativo dell’indagato”.
In particolare, “i giudici del riesame hanno confutato la tesi difensiva intesa ad accreditare il separato ed autonomo utilizzo da parte della triade, di cui faceva parte, di distinte skin delle quali ciascuno percepiva i proventi, confermando il ruolo di vertice stabilmente ricoperto dal ricorrente, preposto alla gestione e supervisione dei centri scommesse facenti capo al “sistema” ubicati nel trapanese“.
Per questi motivi la Cassazione ha rigettato il ricorso e confermato la sentenza emessa dal Tribunale del Riesame di Palermo. ac/AGIMEG